“Per i bambini e i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento, la tecnologia è molto, se non tutto. Bisognerebbe solo accorgersi che esiste e farla entrare a scuola. Fondamentale, poi, è che sia associata a una metodologia didattica e di verifica adeguata al ragazzo Dsa.”. Nicoletta Staffa è una psicologa e psicoterapeuta che dal 2000 collabora con la cooperativa bolognese Anastasis, che progetta e produce software specifici e che sarà protagonista – venerdì 14 aprile alle 17,30 nella sede di Progetto Crescita in via Oriani 8 a Ravenna – dell’incontro organizzato dalle Ggd (Girl Geek Dinner).
Sulle difficoltà che dislessici, disortografici, disgrafici e discalculici hanno nello studio abbiamo scritto molto, parlando sia con i diretti interessati che con i loro genitori. Staffa, dal canto suo, conferma gli ostacoli che spesso il mondo della scuola frappone all’accoglienza dei Dsa, sia perché gli insegnanti non sono adeguatamente preparati, sia perché c’è ancora una forte resistenza culturale all’ingresso del computer tra i banchi: “I docenti a volte faticano a rendersi conto delle necessità dei singoli alunni, presi come sono da classi grandi e complesse. Non solo: ogni Dsa è a sé e tutto ciò che si fa per agevolarlo andrebbe personalizzato”.
In questo senso la tecnologia è importantissima, perché “aiuta a compensare e bypassare i punti deboli da un lato e a valorizzare i punti di forza dall’altro”. Qualche esempio? “Si va dal traduttore alla sintesi vocale, dalla videoscrittura alla possibilità di avere i libri di testo sul computer. Strumenti che permettono di avere il massimo del risultato risparmiando energie e risorse. Strumenti che però, proprio perché tecnologici, a volte vengono mavisti dagli insegnanti, che in materia sono quasi sempre più indietro rispetto ai ragazzi”.
Fare entrare a pieno titolo la tecnologia a scuola significa anche prevenire alcune delle ripercussioni psicologiche che una mancata piena accettazione dei Dsa può provocare: “I casi sono molto diversi tra loro ma si passa dai problemi di autostima alle psicopatologie vere e proprie, tra cui disturbi oppositivi e provocatori e depressione. Poi, per carità, c’è anche l’altra faccia della medaglia: alcuni ragazzi sviluppano una consapevolezza precoce di se stessi e delle proprie difficoltà, maturando prima degli altri”.
Prendersi cura degli alunni, in fondo, significa farlo anche delle loro famiglie: “Vedo molto genitori combattere perché i figli Dsa vengano aiutati come si dovrebbe. Non mancano, dall’altra parte, quelle che si nascondono, rifiutano la valutazione cosigliata dagli insegnanti o non credono alla diagnosi”.
L’appuntamento è a ingresso gratuito e numero chiuso: necessaria l’iscrizione attraverso Eventbrite.
Per informazioni: ggdravenna@gmail.com
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