L’ideatore di Senza Zaino a Ravenna: “Siamo sempre più diffusi”

Marco Orsi, ideatore del metodo Senza Zaino, arriva a Ravenna, la città in cui ha registrato una delle più forti mobilitazioni da parte dei genitori per dare vita ad altre esperienze come quelle attive a Classe e a San Bernardino. Giovedì 23 febbraio alle 17, alla sala Buzzi (via Berlinguer 11), Orsi si confronterà con le famiglie, non solo quelle che hanno firmato la petizione su Change, insieme all’assessore alla Scuola del Comune di Ravenna Ouidad Bakkali, alla responsabile regionale per la formazione Senza Zaino Manuela Salani e all’insegnante della scuola primaria di Classe Rita Gentili.
Orsi, quanto è diffuso Senza Zaino in Italia?
“Siamo arrivati a circa 270 plessi. La diffusione maggiore è in Toscana e in Puglia. La prevalenza è di scuole primarie, ma non manca qualche esperienza alle medie, come a Taranto, e alle superiori, come in provincia di Benevento”.
Che cosa piace, ai genitori e agli insegnanti?
“I genitori sono attratti dall’idea di una scuola di qualità nella quale non ci sia attenzione solo all’apprendimento e alla conoscenza ma anche al rispetto del bambino nel suo complesso. Gli insegnanti sono attratti dalla prospettiva di ritrovare passione e motivazione per la didattica, cose che in Italia sono state messe tra parentesi. Insegnare in modo coinvolgente ed efficace, per un docente, è tutto”.
Quando le famiglie si mobilitano, che effetto le fanno?
“Fa sempre molto piacere. Chiaramente, però, la mobilitazione serve se insegnanti e dirigenti scolastici sono ricettivi. Non stiamo parlando di cose che si possono imporre, anche se ce ne sarebbe bisogno. La scuola è troppo concentrata a monte e a valle: perde tempo nel programmare e darsi obiettivi, poi a valutare. Nel mezzo c’è un limbo di cui spesso non ci si occupa, schiacciato dalla burocrazia”.
Quando le obiettano che gli alunni di Senza Zaino, alle medie, avranno delle dificoltà, che cosa risponde?
“Rispondo con una battuta: che allora è bene che smettiamo tutti di andare in vacanza, perché poi il ritorno alla routine sarà traumatico. Non abbiamo indagini specifiche e scientifiche sul passaggio alle medie. Ma credo che i genitori dovrebbero porre l’accento sul fatto che permettere ai figli di fare un’esperienza significativa di vita, dove si impara a lavorare in team e ad acquisire autonomia, rafforzando il carattere, è un regalo enorme. Che farl loro frequentare una scuola certo non facile, dove ci si impegna ma si sta bene, può significare dotarli di risorse che, alle medie e alle superiori, saranno fondamentali per affrontare e superare ostacoli e difficoltà”.
Lei come ebbe l’intuizione?
“Mia madre è stata insegnante, io quando entrai a scuola come maestro negli anni Ottanta mi accorsi che dei grandi classici della pedagogia che avevo studiato, non c’era traccia. Che quei banchi tutti in fila, quella didattica frontale, non facevano rima con l’idea che avevo di scuola. Mi venne in mente lo zaino, un oggetto carico di materiale, opposto a classi prive di tutto. Zaino pensato per arredare classi vuote, come scimmie nude. Gli oggetti, in fondo, dicono molto dei contesti sociali ed educativi”.

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