Alla fine, le immagini della campagna del ministero della Salute in occasione del #fertilityday del 22 settembre, sono state rimosse dal sito istituzionale. Le polemiche e le critiche sollevatesi sui social e nei media in questi giorni (e che hanno portato anche il Comune di Bologna a fare dietrofront rispetto al progetto di allestire un “villaggio della fertilità” in piazza Nettuno), sono state numerosissime e forti, con punte di sdegno e satira che nemmeno Eleonora Mazzoni, l’attrice e scrittrice forlivese che sui temi della maternità e della fecondazione assistita ha pubblicato due importanti libri – “Le difettose” e “In becco alla cicogna!” – si sarebbe aspettata.
Si solleva e il polverone e il sito viene chiuso: che ne pensa?
“Penso sia un atteggiamento da codardi. Le critiche sono state molte e forti ma il Ministero avrebbe dovuto quanto mai rispondere e prendere una posizione. Così, davvero, abbiamo assistito a un autogol”.
Quando ha visto la prima volta gli slogan della campagna – da “La bellezza non ha età, la fertilità sì” a “La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile” – che cosa ha pensato?
“Che un tema come la maternità non si possa trattare con due frasi buttate lì, perché cela ambivalenze e ambiguità che vanno affrontate con grande attenzione e profondità. Credo che il Ministero avrebbe dovuto coinvolgere psicologi, sociologi, scrittori. Invece, con qualche slogan superficiale e un po’ di immagini becere, ha pensato di liquidare un argomento importante e controverso”.

Secondo lei, in ogni caso, è utile promuovere delle campagne sull’argomento?
“No, è inutile spendere soldi per campagne che restano comunque inerti e asettiche. Le idee e il dibattito vanno fatti circuitare diversamente. Le persone se ne sono accorte: io, per motivi professionali e privati, sono sensibile al tema e quindi ho l’occhio allenato. Pensavo che questa operazione ministeriale passasse inosservata. Invece, con piacere, ho notato che la gente si è arrabbiata”.
Una delle critiche è stata quella secondo cui si è cercato di far passare l’idea che una donna, se non fa figli, non è realizzata. C’era questa intenzione, secondo lei?
“Anche io l’ho percepito. E mi ha dato parecchio fastidio. Perché se oggi le donne, in Italia ma in realtà in tutto l’Occidente, fanno i figli più tardi, non è solo perché mancano gli asili o ci sono scarse misure a sostegno della conciliazione delle donne. Il momento della maternità si è allontanato perché il mondo è cambiato, perché le donne fanno altre cose. Poi è vero che è giusto dire che i figli non arrivano sempre quando li si cerca, che bisogna essere consapevoli che la fertilità non dura per sempre: l’ho scritto anche io nei miei libri. Ma le cose si possono dire in modo più brillante e circostanziato: rivolgersi alle donne invitandole a darsi una mossa a fare figli mi sembra davvero assurdo”.
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