bambina, asilo, nido, giocareCavilli della burocrazia? Criteri assurdi? Daria, giovane mamma di Reggio Emilia con un figlio di 15 mesi, ha raccontato la sua storia, che però accomuna molte, a La Gazzetta di Reggio, facendo notare come il suo bambino sia stato escluso dal nido perché, al momento della chiusura della domanda, lei non aveva un lavoro, che ha invece trovato nei mesi successivi. E la speranza di ottenere una revisione del punteggio e, quindi, un avanzamento nella graduatoria, le è sfumata sotto gli occhi.

“Quando in aprile presentai la domanda – ha spiegato – non avevo ancora un impiego. Quindi mi furono attribuiti pochi punti. Alla prima assegnazione, che fu fatta il 23 giugno, mi ritrovai 72sima su 90. Nel frattempo ero riuscita ad ottenere un’assunzione regolare, ma era già scaduto il termine per la rivalutazione del punteggio, che si poteva chiedere fra il 30 maggio e il 7 giugno. Dopo la terza assegnazione, che risale al 23 agosto, risulto quarantesima, con diverse famiglie che mi precedono nei tre asili che avevo richiesto. Allora ho chiesto di essere accettata anche in altri undici asili, dove però sono ultima. Non posso permettermi di sostenere la retta di un asilo privato, che è sui 500 euro rispetto ai circa 200 che pagherei con il Comune, sulla base del mio Isee”.

La conferma è arrivata dall’Istituzione nidi e scuole dell’infanzia comunali: “Malgrado la perdurante diminuzione delle nascite, sono aumentate le domande d’iscrizione ai nidi. Tuttavia l’anno scorso siamo riusciti ad accogliere tutte le richieste, grazie alle rinunce verificatesi nei primi mesi di apertura. Abbiamo accettato anche quaranta domande presentate oltre il termine”. Quest’anno, non è stato possibile: “I nidi sono un servizio a domanda individuale, che i comuni devono assicurare con le loro risorse. Le cose cambieranno se passerà la legge che li trasforma in un servizio a carico dello stato”.