Il soffritto, i selfie, la besciamella: donne straniere a scuola di cucina

La catalogna, il significato di q.b., la piramide alimentare, l’acqua fredda che fa sfiatare la pentola a pressione. Ravenna, via de Tomai. C’è una casetta di quelle da favoloso mondo di Amélie. Dietro le tendine, la senti dalla strada, c’è lei: Rosella Mengozzi. Ex estetista, cuoca appassionata, docente per l’associazione Saperi e Sapori. Ha radunato un gruppo di nove donne straniere, molte delle quali mamme. Questo è solo uno dei turni, ce ne saranno anche altri, nel pomeriggio e nei prossimi giorni. Si chiama “7 menù per 7 giorni”, questo che non sembra un corso ma un tè tra amiche.

Beatriz, di Tenerife, si scatta un selfie in cucina insieme ad Ana Laura, argentina. Oggi le iscritte impareranno a preparare zuppa di verdure, legumi e cereali; poi vellutata di mele, carote e zenzero; vellutata di porri e patate; e un flan di ricotta e spinaci. Miriam e Justina, nigeriane, prendono appunti. Ligia, brasiliana, chiede la differenza tra cicoria e cavolo nero. Liza, filippina, non perde un colpo: “Lavoro come domestica in una famiglia importante. Mi hanno concesso qualche ora per frequentare il corso. Mi servirà sicuramente”.

Jelly, olandese, ha frequentato anche la prima edizione dello scorso anno: “Ho imparato più cose qui in sette lezioni che da mio figlio, che va alla scuola alberghiera”. Waltraud e Lilia, una tedesca e l’altra moldava, confrontano le ricette di casa loro con quelle italiane: “Il brodo? Da noi è diverso”. Ana Laura fa eco mentre impara la ricetta della besciamella: “Io usavo la panna”. E nello smartphone cerca la traduzione di farro: “Da noi non esiste mica”.

Domani, probabilmente, il gruppo si ritroverà per fare la spesa insieme, alla spina. Per scoprire alimenti nuovi, come il grano saraceno o l’avena. Per capire che il sale di Cervia è migliore di quello raffinato da supermercato. “Piuttosto compratevi una maglia da tre euro – è l’invito di Rosella – ma mangiate bene. La qualità è importante: l’olio d’oliva non deve costare mai meno di dieci euro al litro”. Le chiama tutte “tesoro”, le aspiranti cuoche. Insegnando nomi di attrezzi (lingua di gatto, economo), facendo sentire il rumore che fa il soffritto, anticipando il fatto che “Riso e dintorni” sarà il tema della prossima lezione.

“Anche io sono una mamma – ci racconta-. Ho due figlie e cinque nipoti. Queste ragazze sono fantastiche, motivate e vogliose di integrarsi attraverso la cucina, che fa da veicolo agli scambi interpersonali”. Non a caso, qui, si scherza molto. Si chiacchiera anche se le diverse lingue creano miscugli strani, a prova di errore.

E mentre Verdiana, una volontaria, dà una mano tra verdure a julienne e pentola a pressione, arrivano le domande migliori: “Voi non sapete quanto mi piace la crema dei bomboloni – dice l’unica tedesca del gruppo, da due anni a Ravenna -. Ma come si fa?”.

Info 348/1539975

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