Orfani speciali. Anna Baldry: “Non lasciamoli soli”

Hanno perso la madre per mano del padre, sperimentano sulla propria pelle il tabù del femminicidio e vivono accanto a figure adottive e affidatarie che devono sostenere il peso psicologico, oltre che economico, della loro crescita. Sono gli orfani speciali che questa sera, in consiglio comunale a Ravenna, sono stati raccontati da Anna Costanza Baldry, ordinaria di Psicologia all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli.

La psicoterapeuta e criminologa, invitata dall’associazione Dalla parte dei minori a presentare proprio il libro “Orfani speciali. Chi sono, dove sono, con chi sono. Conseguenze psico-sociali su figlie e figli del femminicidio” (Franco Angeli), ha parlato del progetto Switch-off finanziato dall’Unione Europea che ha consentito a lei e alla sua équipe di rintracciare 155 dei circa 1600 figli di madri uccise dai compagni e mariti, in Italia, tra il 2000 e il 2014 (ne avevamo parlato qui).

“Il progetto – ha spiegato Baldry – in realtà continua. Non smettiamo di cercare gli orfani speciali e le famiglie che si prendono cura di loro dopo l’uccisione delle mamme da parte dei papà, perché il nostro scopo è capire e intercettarne bisogni e difficoltà”.

Tra le tante esigenze, come è ben descritto in una lettera di un’orfana speciale letta da Carla Baroncelli durante l’incontro, c’è quella di superare il sentimento di vergogna ma anche quella di conoscere la verità, in molti casi celata per un impeto protettivo che però spesso scatena un dramma nel dramma: “Il lutto è di per sé traumatico e prevede, per essere elaborato, una serie di passaggi. Raccontare ai figli la verità, risparmiando certamente i dettagli più morbosi, evita il rischio che loro si facciano strane fantasie, che costruiscano dentro di sé un’immagine confusa della separazione dalla mamma e della sua morte. Oggi, con Internet, è molto difficile anche tenere nascosti i fatti. La rete parla, la gente mormora e nel cercare di creare un tabù, si finisce per fare peggio”.

Nella sua ricerca Baldry ha fatto emergere come tra le necessità più concrete degli orfani speciali ci sia l’aiuto materiale che in molti casi le famiglie affidatarie non sono in grado di dare (“nella maggior parte dei Comuni non esistono assegni per gli zii e i nonni che prendono in carico i minori rimasti soli”), l’assistenza educativa e una terapia specifica e competente: “Uno può essere lo psicologo più bravo del mondo ma nessuno, in nessun corso e in nessuna scuola, ci ha insegnato chi sono gli orfani speciali e come approcciarli. Tutto, a quel punto, è affidato al buon senso. Se a questo si aggiunge la mancata conoscenza, in materia, da parte di avvocati, forze dell’ordine, insegnanti e assistenti sociali, si può ben capire come questi bambini e ragazzi rischino il trauma nel trauma, una crescita non equilibrata e la perdita della fiducia negli altri “. 

Lunedì scorso è stato siglato un accordo con il Cismai per conoscere come operano i servizi quando si trovano in situazioni simili: “Dalle voci dei tanti orfani che ho incontrato emerge la necessità di essere ascoltati, non certo solo come testimoni nei processi ma come soggetti che non vogliono essere sostituiti dagli adulti quando si deve decidere sul loro bene e sul loro futuro. Il mio cruccio, non solo in senso clinico, è questo: cosa è meglio, adesso, per questo bambino? E tra due anni? E tra cinque? E tra dieci? Il rischio è che ci si occupi di loro solo nella fase dell’emergenza, per poi perderli di vista quando sono adolescenti. Le famiglie che si prendono cura di loro sono sole, gli orfani sono soli. Nessuno li riconosce come figli di eroine, donne che sono martiri per quanto hanno sopportato e subito, visto che otto volte su dieci, dietro un femminicidio, ci sono anni di maltrattamenti. Solo se ben seguiti, un giorno questi bambini potranno leggere l’uccisione delle loro mamme come un’occasione per uscire dal senso di oppressione. Dimenticarsi di loro significa andare incontro a conseguenze terribili: tossicodipendenza, prostituzione, violenza. Ho sentito di recente una zia affidataria preoccupata che il ragazzino possa fare presto alla fidanzata quello che il padre ha fatto a sua madre”.

 

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g