A sei anni dall’amputazione, la nuova sfida di Federico Blanc: “Raccontare l’Africa”

Federico Blanc e Roberto Bruzzone

Il trekking estremo e il sitting volley possono essere due mondi vicinissimi se ad accomunarli sono la passione, l’inseguire un sogno, l’alzare l’asticella della sfida per raggiungere i propri obiettivi. Ne è convinto Federico Blanc, 42 anni, ravennate d’adozione, che nel 2012 ha subito l’amputazione transfemorale della gamba destra in seguito a un incidente in montagna dopo il quale, in sala operatoria, aveva contratto un batterio impossibile da debellare (avevamo raccontato la sua storia qui).

Dopo “Limiti. Cronaca riflessa di un viaggio gamba in spalla” firmato insieme a Roberto Bruzzone, scalatore di montagne con una gamba sola, anche lui la sinistra, Federico Blanc torna in libreria insieme all’amico. La loro seconda fatica insieme si intitola “Africa sotto zero. Dal Kenya alla Tanzania sfidando il Kilimanjaro” (Edizioni dei Cammini) e racconta il viaggio di Roberto da Nairobi (Kenya) a Moshi (Tanzania) per tentare l’ascesa al Monte Kilimanjaro.

Alle missioni impossibili, del resto, Federico e Roberto sono abituati: “Questo libro, a differenza del primo che che era nato senza volere e che ci eravamo trovati tra le mani, è stato pensato, inseguito e scritto di notte e durante le vacanze. Si diventa amici quando si fa la guerra insieme. E questo è successo anche nel caso dell nostra amicizia. Entrambi abbiamo avuto un brutto incidente, Roberto in moto e io mentre facevo parapendio. Entrambi abbiamo passato cinque anni tra ospedali e accanimenti terapeutici. Entrambi abbiamo scelto in autonomia di farci amputare. Entrambi, infine, abbiamo fatto una fatica pazzesca a convincere i medici a farlo davvero”. 

Capirsi al volo, a questo punto, è automatico: “Dopo un passato simile, io e Roberto abbiamo entrambi riscoperto la voglia di vivere e riordinato le priorità. Fare un libro insieme è stato di fatto facile: io sono più bravo con le parole, lui ha vissuto la scalata del Kilimangiaro e me l’ha trasmessa”. Un’esperienza di certo estrema che Federico non esclude di poter fare, almeno una volta nella vita: “Ne abbiamo parlato spesso. A frenarmi, per ora, sono gli impegni familiari. Ho due figli di dieci e tredici anni, a casa c’è bisogno anche di me, non me la sentirei di allontanarmi per settimane. Senza contare il limite fisico che ho anche nella gamba sinistra, che dall’incidente continua a darmi problemi. Chiaro, se volessi potrei allenarmi per farcela. Diciamo che per il momento ho solo accantonato l’idea”.

Federico Blanc

Scrivere di nuovo con Roberto è stato per Federico anche un omaggio all’Africa, una terra alla quale è molto legato: “Mia moglie è keniota. Io, dopo la laurea, ho lavorato in molti Paesi africani che mi hanno insegnato tantissimo sul senso delle cose e su cosa è importante e cosa no. Come Roberto quando è partito, nemmeno io sapevo cosa mi aspettava, quando sono andato in Africa la prima volta, per la precisione in Sudan. E se lui ha provato a raggiungere la sua vetta, io ho trovato la mia di vetta, mia moglie. Insomma, i parallelismi nel nostro caso si sprecano”. 

E mentre attende la presentazione di sabato 27 ottobre a Fano, Federico si appresta a iniziare il campionato nazionale, quello regionale e il Rotary Trofeo Internazionale con la sua squadra di sitting volley, Piano TerRA: “Siamo venti tesserati, sia disabili che non, sia donne che uomini. Stavo giocando nella squadra di Cesena quando il pomeriggio dell’ultimo giorno del 2016 mi è venuta voglia di fondare una squadra anche a Ravenna. Ho iniziato a mandare una serie di mail e i responsi sono stati subito positivi ed entusiasti. Alla fine è stata la Porto Robur Costa a darci la palestra e lo spazio per iniziare la nostra attività. Il sitting volley, a differenza di altri sport paralimpici, azzera tutte le diversità. Ci si siede per terra con una palla e una rete, senza spese aggiuntive o ausili particolari. E ce la si gioca alla pari”. 

 

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