
“L’apnea era la mia condizione normale quando uscivo con Leo, smettevo automaticamente di respirare in attesa che la bomba scoppiasse, perché tanto lo sapevo che prima o poi avrebbe combinato qualcosa; l’incognita era sempre e solo il quando”. Sono la parole che Chiara Garbarino, mamma di un bambino di dieci anni iperattivo, scrive nel libro “La felicità non sta mai ferma. Storia di Leo, il mio bambino ribelle” (Utet). Tempo fa avevamo contattato Chiara – che vive vicino ad Acqui Terme (Alessandria) – per raccontare la sua storia, che in parte stava condividendo sul blog “Leo il teppista. Storie di ordinaria ADHD”. E in seguito alla nostra intervista, è arrivata dalla casa editrice la proposta del libro: “Mai nella vita avrei pensato di uscire in libreria, sono davvero felice”.
Scrivendo, Chiara ha rivisto con il senno di poi tanti dei segnali precoci che Leonardo dava quando era addirittura nella pancia: “All’ottavo mese di gravidanza, durante un’influenza, mi sferrò un calcio così potente che mi ruppe la cartilagine tra una costola e l’altra. Durante i raggi, il medico mi disse che non aveva mai visto niente di simile“. E anche da neonato, Leonardo era agitatissimo: “Fin dalla prima notte in ospedale mi accorsi che c’era qualcosa che non andava. Mio figlio da neonato piangeva sempre, piange troppo. Era inconsolabile, anche in braccio. E non dormiva praticamente mai”.
Ma nel 2008, di iperattività, si parlava ben poco: “All’età di due anni e mezzo, un pediatra privato mi disse che secondo lui Leo era ipercinetico e mi fece gli auguri”. Ma la diagnosi è arrivata solo alla fine della seconda elementare: “Una diagnosi che mi aspettavo, che avevo messo in conto, che ho imparato a metabolizzare. Ma che non ha cancellato le tante ferite provocate dai commenti della gente, le troppe critiche sentite a scuola, per strada, nei supermercati, tutte le volte che Leo faceva danni e mi davano della cattiva madre, dicendomi che non sapevo fare a educarlo. Come lo spieghi, alle persone, che l’iperattività non è una colpa, che è un disturbo comportamentale? Come lo spieghi alle mamme che ti dicono ‘beh, anche mio figlio è iperattivo” intendendo solo il fatto che è vivace ed energico?”.
Con il tempo l’incontenibilità di Leo è migliorata, anche fatica ancora a gestire le emozioni, a dormire, a dosare al pari dei suoi coetanei la contentezza quando è felice, la rabbia quando qualcosa non gli piace: “Per fortuna mio figlio ha sempre avuto un quoziente intellettivo alto, cosa che non gli dà diritto al sostegno a scuola“. Avvantaggiato da un lato, Leo è dunque svantaggiato dall’altro, visto che è pienamente consapevole delle proprie difficoltà e dello scarto rispetto agli altri.
Chiara, dal canto suo, dopo tanto dolore (attacchi di panico compresi) oggi ha modificato tante delle sue strategie educative: “Non lascio nulla al caso con Leo, perché quello che può sembrare scontato per lui non lo è. Non sbotto, non urlo, conto fino a dieci, se non riesco a contenermi vado nell’altra stanza. Il lavoro è continuo, rilassarsi non è facile. Per fortuna, dopo la separazione, nella nostra vita è entrato Andrea, il mio compagno, che si è innamorato a prima vista di mio figlio e che lo sta molto aiutando, anche grazie al fatto che fa l’educatore di mestiere. Oggi abbiamo una famiglia allargata nella quale il papà di Leo ha un ruolo importante e un legame molto forte con nostro figlio”.
E un contributo di valore alla vita e alla serenità di Leonardo arriva anche, quotidianamente, dalla scuola: “Dopo una bruttissima esperienza alla scuola dell’infanzia, dove Leo veniva continuamente sgridato e messo in punizione, le insegnanti della scuola elementare si sono messe in discussione, rispondendo con grande collaborazione e impegno alle esigenze di Leo. Spero che le famiglie nella mia condizione possano trovare un ambiente scolastico altrettanto accogliente e attento. Questo libro, alla fine, nasce per condividere con loro tutti gli ostacoli che si trovano lungo il percorso: ma anche le chiavi di volta”.
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