Isabella, maestra elementare: “Ai miei alunni niente compiti, non sono padrona del loro tempo”

“Non sopporto l’idea di vedere i bambini infelici”. Se Isabella Santorsola, insegnante di una scuola primaria in provincia di Parma, dovesse indicare il primo motivo per il quale, dallo scorso anno, ha smesso di assegnare ai suoi alunni i compiti a casa, direbbe proprio così. Il punto è che, all’interno del mondo della scuola, fare una scelta così controcorrente significa anche restare soli, lottare contro muri che paiono a volte insormontabili, mettersi in discussione.

“Ho sempre lavorato mettendo il bambino e le sue esigenze al centro – spiega Santorsola – e ispirandomi alla Montessori. Per me in classe non è importante solo la didattica: lo sono, a pari merito, anche, l’ascolto, il movimento corporeo, la riflessione, il tempo. Aspetti che a volte possono portare un insegnante a non concludere il programma entro la fine dell’anno scolastico, ma che sono fondamentali per non togliere curiosità e motivazione ai bambini e per assicurare a tutti gli alunni il rispetto dei naturali ritmi di apprendimento. L’aspetto emozionale, poi, gioca un ruolo fondamentale nella didattica: si apprende per emozioni, si impara attraverso una buona motivazione. Tutto questo permette al bambino di sviluppare la passione verso la conoscenza e il senso dell’andare a scuola e dell’amarla”.

Allo stesso tempo, secondo l’insegnante “esaurire lo studio all’interno del tempo scuola significa garantire uguaglianza, offrire a tutti gli alunni pari opportunità di apprendimento, indipendentemente dalle loro capacità e dalla loro condizione economica e sociale”.

Quando ha smesso di dare i compiti per le materie che insegna – matematica, scienze e inglese – Santorsola non l’ha comunicato ai bambini: “Semplicemente, non li ho più dati, volevo scoprire ed osservare le loro reazioni. La questione, a un certo punto, i bambini l’hanno tirata fuori, raccontandomi quanto fossero contenti e liberi di vivere.

E quando sono rimasta coerente anche in vista delle vacanze di Natale, ho avuto un riscontro incredibile: al rientro c’era chi aveva ripassato con la mamma quella tabellina che proprio non gli entrava in testa, chi si era esercitato con le moltiplicazioni, chi aveva fatto e rifatto le cornicette secondo l’ordine geometrico che avevamo studiato. Insomma, i bambini si erano presi il loro tempo ma spontaneamente non avevano lasciato da parte la scuola. Ovviamente, non ho dati compiti nemmeno per le vacanze estive”.

Finora, dai genitori, nessuna lamentela rispetto alla scelta di Santorsola: “Lo scorso anno ho rivelato la cosa anche nell’istituto in cui lavoro. Non ho sentito critiche ma nemmeno interesse. Io resto convinta che sia la strada giusta: non sono padrona del tempo libero dei miei alunni, che di pomeriggio devono avere la possibilità di fare altro. Questi anni dell’infanzia non torneranno: non avere tempo per stare all’aria aperta, per abbandonarsi alla noia, per suonare uno strumento, per il gioco libero o per qualsiasi altro interesse significa, di fatto, perdere per sempre queste opportunità di crescita e relazione”. A questo proposito la maestra cita l’articolo 31 della Carta dei diritti del fanciullo, che sancisce come gli Stati membro riconoscano al bambino “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età”.

Mamma di due ragazzini di 17 e 10 anni, Santorsola vive da mamma e maestra un grande paradosso: “Sto dando ai miei alunni una possibilità che i miei figli, d’altro canto, non vivono. Nella mia scuola, dall’altra parte, ho deciso di non stare in prima linea: non proporrò al mio collegio docenti la mia scelta, non cerco visibilità. Proverò a lavorare con gradualità per fare interessare a un approccio diverso anche qualche collega. A mio parere tutti i bambini dovrebbero beneficiare di una scuola più attenta ai loro bisogni e alla loro crescita come persone, oltre che come alunni. Io vado avanti, con momenti di grandi sconforto e altri di estrema passione, non saprei insegnare diversamente. Di recente ho scoperto il movimento ‘Basta compiti’ lanciato da Maurizio Parodi e mi sono sentita meno sola”.

 

 

In questo articolo ci sono 4 commenti

Commenti:

  1. Grazie maestra. Condivido la sua scelta. Parla una mamma di tre bambini troppo spesso costretti a casa dai compiti, tanto da dover rinunciare allo sport, al gioco libero, alle amicizie… Speriamo che altri insegnanti presto comprendano il valore del tempo libero di un’infanzia che non torna più…
    Buona fortuna

  2. Nel mondo ci vorrebbero molte maestre e maestri come Isabella Santorsola! Perché non promuovere una RACCOLTA FIRME per diffondere nelle scuole italiane la sana pratica del “senza compiti e senza zaino”, in particolare per la fascia delle primarie?

Commenta for Alessia

g