“Inutili e dannosi”: il movimento che si ribella ai compiti a casa

BastaCompiti_CoverBassa-300x488Genitori che condividono le loro ansie sui gruppi WhatsApp perché i figli non hanno capito che compiti devono fare per il lunedì. Bambini che si riducono a finire di studiare dopo cena. Zaini pieni zeppi di quaderni da portare a casa per esercizi, esercizi, esercizi. Ma i compiti servono davvero? Per Maurizio Parodi, dirigente scolastico e autore di “Basta compiti! Non è così che si impara” (Sonda Editore), la risposta è no. E sull’omonimo gruppo Facebook da lui creato (lo trovate cliccando qui), gli adepti sono sempre di più, genitori in primis.
Maurizio, i compiti a casa sembrano cosa scontata. E invece?
“E invece sono uno dei mali che affliggono la scuola. Oltre a essere inutili e dannosi, sono discriminanti perché dati in maniera indiscriminata: per chi ha una situazione di svantaggio culturale o affettivo, diventano qualcosa di nocivo. Pensiamo agli utenti più deboli, a quelli che vivono una situazione di marginalità, a quelli che sono sprovvisti di mezzi per affrontarli. E poi, diciamocelo, di compiti se ne danno troppi”.
Eppure qualcuno potrebbe obiettare che i compiti servono a rafforzare quello che si è appreso in classe: non è così?
“Non lo è, lo conferma l’ultimo rapporto Ocse: gli studenti sono quelli che in Europa fanno più compiti ma alla fine sono i più ignoranti. Chi non fa i compiti ha i rendimenti scolastici più alti”.
Il gruppo Facebook “Basta compiti” è nato due mesi fa: che riscontro c’è stato?
“Oltre 2mila iscritti sono un bel risultato. Senza contare che si sono fatti vivi una ventina di docenti ‘a compiti zero’. Anche l’insegnante di scuola media di mio figlio, lo scorso anno, era contrario ai compiti pur non sapendo della mia battaglia. Ha spiegato ai genitori che i ragazzi devono studiare a scuola, non a casa. Altrimenti, un docente come può accorgersi delle loro difficoltà? Basta un po’ di buon senso per arrivarci, non serve essere dei prof particolarmente illuminati”.
State anche portando avanti una petizione: a che punto siete?
“Abbiamo raccolto più di mille firme. Grazie ai nostri gruppi locali la nostra lettera è arrivata bene o male a tutti gli istituti comprensivi d’Italia. L’abbiamo anche sottoposta a livello ministeriale ma il problema è ricevere udienza. Qualche giorno fa il ministro Stefania Giannini ha dichiarato che l’iniziativa ‘La buona scuola’ si è caratterizzata anche per l’idea di somministrare una dose minima di compiti”.
L’idea di abolire ai compiti piace molto ai genitori: perché?
“Perché i compiti creano tensioni in famiglia. Da padre dico che quando sono a casa con mio figlio, voglio fare il genitore e non l’insegnante di supporto. So di mamme e papà che la sera si mettono a colorare e risolvere problemi, di bambini che vomitano quando è l’ora dei compiti. Una mamma, lo scrivo nel mio libro, mi ha raccontato che durante la settimana aveva preso tra il cinque e il sei in matematica e sette in inglese: ebbene sì, i compiti li aveva fatti lei al posto dei figlio”.
Lei ha mai protestato apertamente contro i prof di suo figlio?
“Certo. Qualche anno fa scrissi alla maestra spiegandole i motivi per i quali mio figlio non avrebbe fatto i compiti ma si sarebbe dedicato ad attività più interessanti, più creative. Sul nostro blog abbiamo inserito una circolare del 1969 nella quale si diceva di non assegnare compiti per il fine settimana. Nella lettera che abbiamo preparato per il Ministero e per gli istituti comprensivi alleghiamo anche quella circolare”.
Che cosa devono fare, i genitori, per fare valere le loro ragioni anti-compiti?
“Chiedere un incontro al dirigente scolastico. Il problema è che spesso le famiglie si dividono tra quelle che vorrebbero più compiti e quelle che ne vorrebbero meno. Noi diciamo che i compiti vanno eliminati del tutto: quelli per il giorno dopo, quelli per l’estate, quelli per le vacanze natalizie. La nostra è una battaglia non tanto legale, quanto culturale. Pensiamo a quando i bambini si ammalano e vanno in stress perché devono recuperare i compiti. Tutto questo è insensato: i compiti sono stati normalizzati ma sono tutto fuorché pedagogici”.

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Commenti:

  1. potrebbe valere il caso di chiedere anche ai bambini che cosa ne pensano dei compiti, in fondo è un loro diritto essere interpellati ed ascoltati seriamente (con un vero potere di influenza sulle decisioni) sulle questioni che li riguardano. E poi hanno il diritto al tempo libero come tutti gli esseri umani, fatto di gioco ozio e accesso all’arte cultura. Nellanostra inchiseta sugli ostacoli al gioco all’sperto i compiti sono una delle 17 voci elencate dai bambini/e: COMPITI DI SCUOLA
    A volte il tempo libero pomeridiano dei bambini/e viene consumato nel fare i compiti. Per alcuni di essi il compito è riconosciuto come una fonte di piacere, per altri di disperazione. Discutendo sull’argomento sono emerse possibili strategie per rendere più gradevole ed interessante il fare i compiti a chi proprio non piacciono o a chi fa fatica a portarli a termine con successo, o per accorciare i tempi del suo svolgimento…

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