“Se entrambi i genitori accettano senza pregiudizi che anche un figlio Down, o tetraplegico, necessiti di esperienze sessuali, la strada è in discesa”. Ci aveva detto così, ormai quasi tre anni fa, Maximilano Ulivieri, che da Bologna sono anni che si batte per i diritti affettivi e sessuali delle persone disabili e per una legge che istituisca la figura dell’assistente sessuale. Legge che ancora latita.
Ma Ulivieri, con quello che ha chiamato atto di disobbedienza civile, è partito ieri nel capoluogo emiliano-romagnolo con il primo corso di formazione per quelli che tecnicamente si chiamano operatori all’emotività, all’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità”.
Sono 17 i partecipanti, soprattutto educatori e operatori socio-sanitari, tra i 25 e i 45 anni. Oggi seconda lezione, per proseguire il 30 settembre e il primo ottobre.
“Finora abbiamo aspettato la politica, perché avremmo preferito muoverci nel quadro di una legge nazionale o regionale. Ma nessuno ci ascolta, così abbiamo deciso di auto-autorizzarci”, ha detto a La Repubblica Ulivieri, 46 anni, affetto da una neuropatia motorio-sensitiva ereditaria che dall’età di due anni gli ha sempre impedito di camminare.
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