
“Il gioco è come il cinema, come la letteratura. Peccato che non lo si consideri ancora tale. Siamo qui per questo, per cambiare la cultura”. Roberto Farné, professore di Pedagogia del gioco e dello sport all’Università di Bologna, da una settimana è il presidente pro tempore della neonata associazione Libera Università del Gioco che ha sede a Ravenna ma che raggruppa una serie di persone – da Bologna in giù, passando per la Bassa Romagna – che a vario titolo lavorano nel campo della cultura ludica. Due parole alle quali non tutti sanno dare un significato.
Professore, di che cosa stiamo parlando?
“Il gioco soffre di una scarsa considerazione culturale. Molti pensano sia un’attività che serve a consumare tempo, quasi fine a se stessa. Sappiamo, al contrario, che il gioco ha a che fare con gli stili di vita, la qualità di vita, la conoscenza e le culture. Il nostro intento è divulgare il più possibile questi concetti, facendo seminari e formazione”.
Lei si occupa anche di outdoor education, un tema attualissimo sul quale ha scritto un libro importante e sul quale tiene corsi agli educatori e agli insegnanti. A che punto siamo?
“Negli ultimi cinque anni molto si è mosso. Sempre più persone che lavorano nel campo dell’educazione e della scuola riconoscono il valore di restituire ai bambini lo spazio esterno, l’esplorazione, il corpo. I bambini stanno meglio, si ammalano meno. E anche gli adulti lavorano con maggiore qualità e soddisfazione. Ci sono ancora muri da abbattere, specie tra i genitori, ma sono positivo. A breve partirò con una nuova formazione nella Valle del Savio, dopo averne concluse due a Ravenna”.
Avete già incontrato le istituzioni, come associazione?
“Abbiamo incontrato l’assessore all’Infanzia del Comune di Ravenna Ouidad Bakkali, che si è detta disponibile a collaborare e sostenerci. A noi non interessa organizzare iniziative per i bambini legate all’animazione ludica, ci sono già parecchi soggetti che lo fanno. Vogliamo fare cultura”.
Perché siete nati in Romagna?
“Direi per una serie di convergenze. Saremmo potuti nascere ovunque e ambiamo a diventare un punto di riferimento nazionale sulla nostra materia. Ma qui sul territorio ci sono persone competenti e tradizioni consolidate. Penso al giocattolaio Roberto Papetti e al centro La Lucertola di Ravenna, come all’associazione Lucertola Ludens di Renzo Laporta. Ma anche a Kaleidos, a Faenza”.
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