Il prof: “Bambini agli arresti domiciliari e scolastici. Portateli fuori”

giardino bambini caneFuori ci si ammala, fuori ci si fa male, fuori si è in pericolo. Tutti i luoghi comuni sull’educazione all’aperto vengono smentiti da Roberto Farnè, docente di Pedagogia del gioco al Dipartimento di Scienze per la qualità della vita dell’Università di Bologna. Il professore sarà venerdì 15 maggio al liceo artistico di Ravenna, dalle 17 alle 19, per una conferenza che fa parte del programma più articolato della Festa del diritto al gioco. Un’occasione per presentare il libro “L’outdoor education. L’educazione si-cura all’aperto” curato con Francesca Agostini per le edizioni Junior. Farnè ha messo in piedi qualche anno fa un gruppo di ricerca collegato al movimento europeo che promuove i vantaggi di crescere fuori anziché segregati in classe o in sezione. Progetto che il Comune di Bologna – nelle proprie scuole dell’infanzia – sta sposando e che anche alcune realtà della Romagna, come Forlimpopoli e dintorni, stanno promuovendo.
Professore, per i bambini quali sono i principali vantaggi del crescere fuori?
“I vantaggi nascono in maniera diretta dai disagi vissuti dai bambini quando vengono tenuti sempre in ambienti chiusi. I bambini, oggi, sono sempre più spesso agli arresti domiciliari e scolastici, quasi fosse una conseguenza della società del benessere nella quale vivono. L’ambiente esterno viene utilizzato in modo saltuario, casuale. Qualche anno fa un’indagine nazionale realizzata su un campione significativo di scuole dell’infanzia ha messo in evidenza che il 70% delle insegnanti portava i bimbi fuori saltuariamente. Stare dentro significa sviluppare meno competenze psico-motorie in rapporto all’età e alle generazioni precedenti, non contrastare il problema del sovrappeso e nemmeno quell’idea falsa secondo la quale a uscire fuori ci si ammala di più”.
outdoor_education_182Questa la principale obiezione mossa dai genitori?
“La principale ma non l’unica. Le mamme e i papà sono preoccupati che fuori i bambini possano correre dei pericoli, avere incidenti. Un atteggiamento iperprotettivo che è il contrario dell’educazione. L’educazione deve dare ai bambini la possibilità di fare esperienza e l’esperienza per definizione ha in sé la dimensione del rischio come fisiologica. Il pericolo è un’altra cosa, va evitato con luoghi attrezzati e non trascurati”.
Ci fa un esempio dell’iperprotezione alla quale spesso i bambini sono sottoposti?
“Qualche anno fa, dai cortili dei nidi e delle scuole dell’infanzia sono state eliminate le sabbiere per paura che veicolassero malattie. Senza considerare che se vengono chiuse quando non utilizzate e se la sabbia viene costantemente cambiata, non costituiscono alcun pericolo. E sono un ottimo strumento educativo”.
Sono le insegnanti le prime a dover accogliere come opportunità didattica l’outdoor education?
“Sì, per fortuna a Bologna sono nate ottime esperienze. All’insegnante noi non diciamo cosa deve fare, non diamo istruzioni. Diciamo solo di cominciare a pensare l’attività didattica all’esterno, di frequentare di più il fuori. Tutto qui”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g