Vittorio, Dsa: “Ogni giorno tornavo da scuola con una nota”

dislessiaAssomiglia per molti versi alla storia di Francesco Biagioni quella di Vittorio Melotti. Modenese, trent’anni, due lauree, il ragazzo ha raccontato a La Gazzetta di Modena che cosa significa essere dislessico e disortografico. A partire dalla scuola elementare: “Tutti i giorni arrivavo a casa con una nota sul diario: un vero strazio. Le insegnanti, a parte una, dicevano che ero troppo lento. Facevo fatica a leggere e non ricordavo le tabelline. Anche scrivere in corsivo era davvero difficile, ma ero obbligato a farlo, almeno fino alle superiori”.

Dopo la disgnosi, tra la seconda e la terza elementare, nulla è però cambiato: “Le insegnanti non conoscevano a fondo i disturbi dell’apprendimento e altre non li volevano capire. Mi veniva impedito di usare la calcolatrice durante i compiti in classe e mi facevano leggere ad alta voce. Ero arrivato ad un punto che non volevo più andare a scuola”.

Ma Vittorio si è preso le sue rivincite, laureandosi in Biotecnologie mediche e poi in Biologia; ha fatto qualche supplenza com docente di sostegno ma al momento è disoccupato. Nel frattempo è volontario dell’Anmic (Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili) per i ragazzi con Dsa e ha ideato uno sportello scolastico per i Dsa che vorrebbe diffondere a tutte le scuole e trasformare in un lavoro fisso.

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