Parchi inclusivi, il designer: “Aggiungere due altalene per disabili non serve a nulla”

Fabio Casadei
Fabio Casadei

“Aggiungere due altalene sulle quali possono salire i bambini in carrozzina, spesso poco sicure e non custodite, non significa affatto realizzare un parco giochi inclusivo”. Fabio Casadei è il progettista e designer che, dopo un percorso partecipato insieme al Comune di Rimini, alle blogger di “Parchi per tutti” Claudia Protti e Raffaella Bedetti e a Elvira Cangiano, mamma di due bambini con disabilità, ha disegnato l’area inclusiva al Parco Federico Fellini. Oggi alle 17 sarà ospite dell’assessorato alla Scuola del Comune di Ravenna in via Garatoni 1 per parlare, in un incontro su invito, di parchi per tutti.
Fabio, lei lavora da tempo nell’ambito. Ma a che punto è, in Italia, la cultura del giocare senza barriere?
“Molto indietro, purtroppo. Io ho colaborato oltre dieci ani fa alla progettazione del primo parco inclusivo d’Italia, a Jesolo, dove il Comune ha stilato delle linee guida importantissime in materia. Poi ho progettato alcune attrezzature di quello di Empoli. Sono stato anche correlatore di tesi per studenti che hanno fatto ricerca sul tema. Ma per varie motivazioni, i Comuni fanno fatica a fare proprio lo spirito che sta dietro a un parco inclusivo”.

Il parco inclusivo di Rimini
Il parco inclusivo di Rimini

Ovvero?
“C’è senz’altro un problema di risorse. Le esigenze, quando si tratta di ambiente urbano, sono sempre molte e la coperta troppo corta per soddisfarle. Fatto sta che la politica non è lungimirante: invece di tentare di fare un bel lavoro, si preferiscono dieci piccoli interventi. Progettare, magari per fasi, richiede tempo, impegno, investimenti. Meno di 150mila euro, per un parco inclusivo, non bastano: perché non ci sono solo i giochi da comprare, ci sono da mettere a posto marciapiedi e percorsi, da pensare al verde, ai servizi igienici. Elementi che spesso non si notano ma che sono fondamentali per garantire i diritti di tutti i bambini. Senza contare che in Italia, non essendoci molti esempi positivi, manca del tutto un confronto con altre esperienze”.

Da sinistra Claudia Protti, Raffaella Bedetti ed Elvira Cangiano
Da sinistra Claudia Protti, Raffaella Bedetti ed Elvira Cangiano

Qual è l’errore più comune, da parte delle Amministrazioni?
“Non per cattiveria ma per mancanza di conoscenza, molti Comuni hanno preso da qualche anno ad aggiungere qualche altalena accessibile a chi è in carrozzina, pensando di essere a posto. In Italia siamo arrivati a 242. Ma quello non sarà un parco inclusivo, sarà esclusivo: su quei giochi non potranno salirci tutti e c’è chi si farà pure male. Realizzare un parco inclusivo significa che il bambino disabile deve poter accedere, poi interagire con gli altri, infine utilizzare i giochi in autonomia o comunque in sicurezza”.

 

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