Prematuri: a Rimini convenzione per il soggiorno dei parenti

foto di archivio

Il piccolo prematuro è in ospedale, nel reparto di terapia intensiva neonatale. Un corpicino che lotta disperatamente per rimanere aggrappato a quella vita alla quale si è affacciato in anticipo. Per settimane, mesi, collegato a macchinari che garantiscono la sua sopravvivenza. In queste situazioni la presenza della madre e di tutta la famiglia diventa problematica, specie se il piccolo paziente proviene da lontano. Così la Terapia intensiva neonatale di Rimini, una delle eccellenze della nostra sanità (solamente nel corso dell’ultimo anno ha prestato assistenza a più di 800 neonati di cui 65 di peso inferiore al chilo e mezzo), assieme alla Onlus La prima Coccola ha pensato bene di rendere più agevole la vita ai familiari dei bimbi. Nel tempo sono cresciuti i servizi a disposizione per mamma, papà e tutto il resto della famiglia. L’ultimo in ordine di tempo è stato presentato questa mattina: si tratta di una convenzione, stipulata tra l’associazione “La Prima Coccola” Onlus e l’associazione Albergatori (Aia) di Rimini, per facilitare, appunto, la vicinanza dei famigliari ai neonati prematuri ricoverati in Tin, specialmente per quelli che vengono da fuori Rimini (in ogni caso per la mamma è già organizzata un’ospitalità in ospedale).

Sono stati individuati hotel che avessero le caratteristiche della prossimità all’ospedale e la possibilità di offrire servizi dedicati tra cui: trasporto da e per l’ospedale (biciclette, navetta), colazione anticipata o cena in camera in tarda serata per dare la possibilità ai genitori di seguire i ritmi del bambino. La richiesta di prenotazione sarà a cura degli operatori della Tin per agevolare i genitori e sollevarli da preoccupazione nel delicato periodo di ricovero del proprio piccolo in terapia intensiva. Nove i titolari di strutture che hanno aderito, due residence e sette hotel, tutti situati nel giro di poche centinaia di metri dall’ospedale.

La dottoressa Gina Ancora, direttore della Tin, ha evidenziato che “la deprivazione della vicinanza dei famigliari per un bimbo prematuro provoca un grande stress che si può correlare a maggiori difficoltà in fase di studio, e che poi si ripercuote sull’intera famiglia. Questo progetto aiuta dunque a fare prevenzione ed ha un forte spirito sociale. Siamo convinti che avrà ripercussioni positive significative sul benessere dei bimbi”. Anche perché “una forte vicinanza delle mamme ai bimbi aiuta ad incentivare l’allattamento al seno, e nel giro di pochi anni la percentuale dei neonati di meno di un chilo e mezzo dimessi con allattamento esclusivamente al seno è raddoppiata passando dal 35 al 70 per cento, una percentuale davvero importante”.

Parole alle quali hanno fatto eco quelle di Valentina Rossi, presidente della “Prima Coccola”, nonché “mamma prematura” come si è definita: “Non vi è dubbio che i bimbi prematuri hanno bisogno dei propri genitori, e di entrambi i genitori, vicini. Ma anche i genitori hanno bisogno di stare vicino ai propri figli. Io l’ho sperimentato, e nonostante siano passati quattro anni sento ancora il reparto come un pezzo della mia famiglia. Qui siamo stati aiutati in tutto”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g