Silvia, da Romagna Mamma al reality “Chiedi a papà”

Senza cellulare. Senza Facebook. Senza WhatsApp. Se dovessi dire perché, in cinque giorni lontana da casa, non ho mai avuto un momento di ansia rispetto a cosa stesse succedendo in quel momento ai miei figli, darei il primo merito all’assenza di collegamento con il mondo.

È la prima sorpresa che mi hanno fatto trovare alla Masseria San Domenico, in provincia di Brindisi, gli autori e la troupe di “Chiedi a papà. Quando la mamma è in vacanza”, il programma prodotto da Indigo Film e 21 per Rai 3, da un’idea del blogger e giornalista Francesco Uccello. Una trasmissione a cui avrei detto no se non fosse che il tema che tocca, la divisione dei compiti tra uomo e donna in casa, mi sta a cuore da sempre. Sono anche io curiosa di vedere la prima puntata (venerdì 8 gennaio alle 23,05) di cui è protagonista, soprattutto, la mia famiglia “scippata” (con immenso piacere) della sottoscritta.

noiÈ stato Mauro, il mio compagno, a convincermi a lanciarci nell’avventura. Non so bene perché siamo piaciuti alla produzione: forse perché sul tema della parità io sono agguerrita, forse perché il primo anno di Filippo, il mio secondogenito di quasi 18 mesi, è stato difficile, faticoso all’inverosimile e dall’impatto devastante su tutti noi. Anche su Violante, sette anni, che di certo non si aspettava che l’arrivo del fratello disastrasse ogni equilibrio, ogni giornata e ogni nottata. Nei miei occhi, chissà, avranno colto che, di bisogno di staccare dalla routine, ne avevo a palate. E che, a casa nostra, il carico è al 99 percento sulle mie spalle: il che, nel 2016, non va affatto bene.

Prima di partire (la destinazione l’ho saputa solo la mattina stessa in cui mi hanno accompagnata in stazione) ho lasciato istruzioni, fogli, appunti. Con la presunzione, forse, che senza i miei vademecum Mauro e i bambini non sarebbero sopravvissuti. Invece, a quanto pare, se la sono cavata benissimo anche senza di me. Con un pizzico di fortuna da film: nessun virus, nessun risveglio notturno (ahimè) del piccolo, nessuna scenata per la mia improvvisa sparizione.

Quanto a me, sono riuscita davvero isolarmi, a non pensare a nulla. Sono tornata a respirare, a sentire la fame, la sete e il sonno come esigenze del mio corpo, slegate dalla frenesia e dai tempi e modi dei bambini. Quella quotidianità rigida che spesso mi schiaccia e mi soffoca. E che soffoca anche Valeria, l’altra mamma che è venuta in vacanza con me: lei così distante da me per storia, età, carattere e mestiere, ma allo stesso tempo così vicina. Insieme, con i piedi a mollo in piscina o su un campo da tennis in cui non abbiamo preso una pallina a morire, ci siamo scoperte due vittime del sistema, come tante mamme italiane (e non solo). Quel sistema che dà per scontato che sia tu a gestire tutto a casa e con i figli, quel sistema che non responsabilizza i papà e ti fa sentire in colpa se ti prendi una pausa lontano da tutti.

Pause che, invece, sono ai miei occhi più che mai salutari: per la testa, prima di tutto. Perché a 35 anni o 50, con due figli o cinque, il diritto di staccare la spina e stare qualche giorno a ridere, ridere e ridere (come abbiamo fatto io e Valeria) è sacrosanto. Dovrebbe essere sancito dalla Costituzione.

Al ritorno la sorpresa più grande, forse, non è stata tanto ritrovare i bambini vivi e vegeti, ma scoprirli sereni, rilassati. E – cosa inedita – vedere Filippo chiamare e cercare “papà”, lui così appiccicato da sempre alle mie sottane. A casa, da quando sono rientrata, stiamo lavorando molto sul delegare di più da parte mia, sull’impegnarsi di più da parte di Mauro. Sono dinamiche non scontate, soprattutto quando – come il mio compagno – sei stato educato secondo un modello in cui la donna si fa il mazzo ed è normale così. “Chiedi a papà” è stata una bella occasione per provarci ma chiaramente il bello viene dopo (anzi, adesso).

Al mio iniziale scetticismo rispetto alla partecipazione al programma – apparire, alla fine, un po’ mi imbarazza sempre – ho sferrato un bel calcio. Quando mi capita un’altra volta un’occasione così? Mai più. L’insegnamento più grande? Mamme, non muore nessuno se girate le spalle per qualche giorno. Non siete peggiori se lo fate, anzi. I papà, in qualche modo, si organizzano. Così come i figli. Credetemi, telecamere a parte.

 

 

 

 

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Commenti:

  1. A me ha fatto solo tanto tanto bene.
    … fb WA a parte… avrei preferito il metadone ?????. Mi sono mancati i gatti. Ma anche per loro ho imparato a credere di averli lasciati in ottime mani.

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