Nell’immaginario comune è ancora diffusa l’idea che un bambino, per sviluppare effetti devastanti a causa della violenza, debba subirla direttamente. Invece no. Secondo la psicologa e psicoterapeuta Cinzia Sintini, che questa sera sarà una delle protagoniste dell’incontro “Storie sui fili. La violenza in famiglia vista con gli occhi dei bambini” organizzato a Faenza (ore 20,30, Faventia Sales, via don Giovanni Bosco 1) da Isola di Nim, Sos Donna, Centro per le famiglie e Servizi sociali, basta molto meno: basta vederla agire su un genitore, la violenza. Basta anche solo venirne a conoscenza, magari attraverso i “non detti” di una nonna o una ferita che la mamma nega sia stato il papà a procurarle.
Dottoressa, la violenza assistita è un fenomeno di cui si parla ancora troppo poco?
“Credo che il problema sia un altro. Se ne parla sottovalutandole la portata, perché per molti è di difficile comprensione. Si crede erroneamente che il maltrattamento debba essere diretto per causare sofferenze, dolori e conseguenze a lungo termine”.
E invece?
“E invece per un bambino di tre anni, assistere a scene di violenza in cui una delle figure di riferimento viene maltrattata, è qualcosa che nel tempo si cronicizza, con effetti sulla vita adulta inimmaginabili”.
Quali sono i più comuni?
“Se il bambino è molto piccolo, non è in grado di capire quello che succede ma assorbe tutto il clima di paura che c’è in famiglia: per lui, vivere con paura sarà l’unica modalità possibile. Se è più grande, si auto-attribuisce il compito di proteggere e salvare il genitore che viene maltrattato. E quando realizza che non è in grado di farcela, si colpevolizza. Uno dei sintomi è anche lo scarso rendimento scolastico: se un bambino è preoccupato della situazione che c’è in casa, difficilmente riuscirà a trovare la concentrazione tra i banchi. Senza contare i disturbi fisici, soprattutto gastrointestinali, come il classico mal di pancia del mattino, che può segnalare come il bambino non voglia lasciare la mamma sola”.
Negli anni a venire, che adulti saranno i bambini che sono stati vittime di violenza assistita?
“Non c’è un’unica risposta, nel senso che entrano in gioco doversi fattori, tra i quali la presenza e il ruolo di altre figure adulte, come possono essere dei nonni molto contenitivi. Certo è che quel modello di coppia genitoriale, il bambino lo farà suo e rispetto a quello sceglierà, di certo non in modo consapevole, se allontanarsene o se ripeterlo a sua volta”.
La serata sarà in buona parte dedicata al libro ‘Storie sui fili’ che Carla Baroncelli ha scritto proprio sul tema. Che cosa ci dice, la sua storia, rispetto al fenomeno in questione?
“Stasera leggerò alcuni stralci del libro e li commenterò dal punto di vista clinico. Nella vicenda descritta da Carla c’è un ritratto a tutto tondo di quel che succede a un bambino che vede per anni la propria madre maltrattata. Cosa che ci fa capire anche l’importanza di un intervento precoce e non tardivo, come purtroppo succede nella maggior parte dei casi. Attraverso il gioco e il disegno, strumenti molto usati dagli specialisti, è possibile aiutare i bambini che vivono la violenza assistita”.
Oltre a Cinzia Sintini, questa sera intervengono:
Claudia Gatta, assessore alle Politiche sociali del Comune di Faenza
Cristiana Bacchilega, coordinatrice del Centro per le Famiglie di Faenza
Carla Baroncelli, giornalista e scrittrice
Valentina Montuschi, psicologa di SOS Donna
Operatori del Centro per le Famiglie e Servizi Sociali
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