Studieranno per imparare a riconoscere i segni nell’autismo nei loro piccoli alunni, consentendo così diagnosi precoce e sostegno adeguato ai bambini e alle loro famiglie: 300 educatori di asili nido romani sono tornati dietro i banchi, per apprendere strumenti utili a individuare nei bambini da zero e tre anni i primi segni di un disturbo che, nella maggior parte dei casi, viene riconosciuto più tardi.
La formazione sarà seguita da neuropsichiatri del Bambino Gesù con specifica competenza sullo spettro autistico, da pediatri dell’associazione culturale Pediatrica e da personale dell’Istituto Superiore di Sanità.
A comunicare la notizia del primo incontro di formazione, a cui seguiranno, nell’arco di un anno, quattro workshop e una plenaria conclusiva, è stato Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di un ragazzo autistico, Tommy, sul suo blog “Miofiglioautistico”. E lo fa con soddisfazione, perché “non è banale, si tratta di un primo importante passo avanti verso una vera cultura sull’autismo, un movimento di opinione che permetta l’uscita del nostro paese dalla fase ‘sciamanica’ rispetto a una sindrome così diffusa e socialmente devastante”.
Ma perché la diagnosi precoce dell’autismo è così importante? E quali sono gli strumenti per renderla possibile? A spiegarlo, è lo stesso Nicoletti, partendo dalla propria esperienza personale: “L’autismo va diagnosticato il prima possibile – spiega -. Questo comporterebbe un intervento più efficace e permetterebbe ai ragazzi di avere un’autonomia maggiore e, di conseguenza, un minore impatto sociale in futuro. Uno strumento esiste, è molto semplice da utilizzare e, per molti dovrebbe esserne obbligatoria la somministrazione entro i 18 mesi: si chiama M-CHAT, consiste in una ventina di domande, a cui i genitori devono rispondere: “in base alle loro risposte si può capire se il bambino debba essere visto da un neuropsichiatra perché potrebbe essere autistico”.
Uno strumento e altri strumenti diventeranno noti a trecento educatori romani, che potranno aver un occhio più attento e più pronto a captare i primi segni dell’autismo, per attivare fin da subito quella presa in carico che tanto può fare per ridurne l’impatto.
Fonte: Redattore Sociale
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