“Ho ricevuto migliaia di insulti: ma certi uomini sanno anche amare”

Monica Lanfranco ha capito che in Italia puoi essere un delinquente o un pedofilo senza essere più di tanto biasimato. Ma se dici che sei femminista, apriti cielo: “Molti la considerano una parolaccia”. La giornalista, blogger e formatrice lo dice alla luce di un esperimento lanciato nel 2012 sul Fatto Quotidiano e diventato poi un libro, oltre che una pièce teatrale. “Uomini che (odiano) amano le donne” (Marea Edizioni) sarà presentato domani alle 18 al Salone Estense della Rocca di Lugo. Alle 20,30 al Teatro Goldoni di Bagnacavallo andrà invece in scena lo spettacolo “Manutenzioni. Uomini a nudo”, che dal libro è tratto.
Monica, un bell’esito per un progetto partito con il piede sbagliato?
“Direi di sì. Un giorno di due anni fa ero in treno e stavo ragionando su come inaugurare il blog che mi aveva proposto di aprire Il Fatto. Mi sono imbattuta in un articolo di Laurie Penny del Guardian, che raccontava le risposte che alcuni uomini da lei intervistati le avevano dato sulla loro sessualità, sul come ci si sente nel corpo maschile, sulle loro relazioni con le donne. Così ho preso ispirazione e ho invitato gli uomini a mandarmi via mail le loro risposte a sei domande. Ma di primo acchito ho ricevuto solo una marea di commenti, un migliaio dei quali insultanti”.
Addirittura?
“Sì, non credo per il tipo di domande, che riguardavano virilità, pornografia e violenza sulle donne. Quanto per il fatto che mi fossi presentata come femminista. Non contava, insomma, ciò che scrivevo. Era grave che lo scrivessi io, giusto per sottolineare il pregiudizio”.
Nessuno ha colto l’invito a spedire le risposte alla tua casella di posta elettronica?
“All’inizio no, poi piano piano qualche mail ha fatto capolino. Nei primi tre mesi, però, non ne ho aperta nessuna, le ho solo salvate in una casella. Poi, arrivata a trecento, mi sono decisa a guardarle. E sono rimasta sorpresa positivamente, forse perché ero stata abituata fino a quel momento all’ondata di veleno dei commenti, che in realtà non si è mai fermata”.

La piéce “Manutenzioni. Uomini a nudo”

Che tipo di risposte erano?
“Alcune lunghissime, veri e propri flussi di coscienza. Altre brevissime, del tipo ‘sì’ o ‘no’. Io, che venivo dalla lettura del libro “I monologhi della vagina”, ho pensato di trasformare quel materiale in una pubblicazione, assemblando le risposte e chiedendo a tre attivisti di reti di uomini di commentare. Io mi sono tenuta fuori, in posizione di ascolto. Fino a che, dopo l’uscita del libro, lo sceneggiatore teatrale Ivano Malcotti mi ha chiamata per trasformare il testo in una piéce, che poi è nata in sole tre settimane”.
Una soddisfazione?
“Sì, si tratta del primo esperimento di teatro sociale che in Italia restituisce le vere parole degli uomini. Sul palco abbiamo scelto di non mettere attori, solo uomini non professionisti. E abbiamo tralasciato il tema del femminicidio, nella convinzione che quando questo avviene, ormai non ci si fa più nulla. Piuttosto, bisogna agire d’anticipo, rimettendo al centro il corpo e la sessualità”.
Teatro come prevenzione, quindi?
“Anche. La violenza si sconfigge con le emozioni e il mio auspicio è che uomini comuni comincino a ragionare sulle loro relazioni con il femminile”.
Il titolo del libro, in questo senso, è un omaggio agli uomini che rispettano le donne?
“Il titolo allude alla trilogia di Stieg Larsson. Partendo da quello che ho potuto toccare con mano, cioè dal fatto che esistono uomini che odiano le donne, ho voluto soffermarmi sugli altri, quelli che hanno mandato le risposte alla mia mail. Quelli per cui non conta il sole-cuore-amore, ma l’empatia con l’altro sesso”.

Per consultare il sito di Monica Lanfranco cliccare qui
Per consultare il sito dello spettacolo teatrale, invece, qui

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