Aiutare i figli a non rimanere delusi? Si può!

Bastava un niente perché sua figlia rimanesse delusa. Un voto basso, il comportamento insolito di un’amica, il risultato negativo di una partita… Qualsiasi cosa non andasse esattamente come lei aveva previsto, diventava il pretesto per buttarsi giù di morale.

Ma quella mamma così attenta aveva capito che il meccanismo era, paradossalmente, piuttosto semplice: per andare incontro ad una qualsiasi delusione bastava immaginarsi un unico possibile scenario ed era fatta. Qualsiasi altro finale sarebbe stato, già di per sé, fonte di frustrazione.

Imparò come aiutarla e si allenò tanto prima di arrivare esultante con i risultati di cui va fiera in questi giorni.

“Avresti dovuta vedermi Paola! Mia figlia aveva una partita di pallavolo il giorno dopo ed era già convinta che avrebbero vinto sicuramente perché le altre erano delle schiappe. Io ho colto l’occasione al volo e l’ho punzecchiata…”

“Dai, racconta!”

“Prima l’ho presa in giro… Le ho detto che ero fortunata ad avere una figlia con la sfera di cristallo… Le ho chiesto se me la faceva usare qualche volta, così potevo prevedere anch’io il mio futuro… Lei si è alterata tutta… Mi ha detto che ero la solita negativa… Lì ho vacillato un po’, sai? Mi sono sentita un po’ in colpa, come se la stessi davvero demoralizzando… Ma poi ho pensato a quella frase che mi hai citato, quella di Fernando Pessoa: “Aspettare il meglio e prepararsi al peggio: ecco la regola“. Mi sono ricordata che l’obiettivo non era demoralizzarla, ma aiutarla a prepararsi a tutte le alternative possibili, per evitarle l’ennesima delusione“.

Brava, brava davvero questa mamma!

“E così ho trovato la forza per tenere duro. Le ho accennato a qualche possibile imprevisto che poteva capitare… E lei si è resa conto che, in effetti, non erano ipotesi così assurde… In fondo lei stessa non era ancora al massimo della forma dopo l’influenza che aveva avuto… E man mano che lei rispondeva, io le chiedevo: Giusto. Cos’altro potrebbe succedere? Ma sono stata attenta a farle trovare un numero uguale di scenari, sia positivi che negativi, in modo che avesse la prospettiva più obiettiva possibile sulla gara che doveva affrontare”.

“E…”

“E hanno vinto! Era vero che la squadra di mia figlia era tecnicamente superiore! Ma lei è tornata a casa strafelice perché aveva fatto la partita più bella della sua vita. Né ansiosa, né distratta. Ha detto che si sentiva concentrata come una vera atleta. Non l’ho mai vista così orgogliosa di se stessa. Non ti dico quanto sono felice io di vederla così!”

“E non l’avete più replicato, ovviamente…”

“Ma scherzi?! Sull’onda dell’entusiasmo, l’abbiamo rifatto per un’interrogazione che l’aspettava il giorno dopo e per quel suo compagno di classe che le piace… Ormai lo fa da sola e l’ha insegnato anche alla sua amica del cuore…”

Già… Chi non vorrebbe risparmiarsi il maggior numero di delusioni possibile?

A cura di Paola Fantini, life and business coach

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