«La malattia senza nome di Sofia e la nostra fame di vita: ecco le sue sorelle»

«Per molti anni abbiamo messo la paura e il desiderio sulla bilancia. Qualche volta ha pesato di più la prima, qualche volta di più la seconda. Alla fine, arresi davanti a una diagnosi che non arrivava, abbiamo deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo». Rosa Belfiore, tra le fondatrici dell’associazione ravennate «La ruota magica», il 27 settembre scorso è diventata mamma di Adele ed Elide, che in casa sono già definite «la materana» e «la marchigiana», per via delle somiglianze ai genitori: la mamma di Matera e il papà, Ivo, di Urbino. Le due bimbe, ogni giorno, sul lettone praticano la cosiddetta Sofiterapia. Vengono messe, infatti, accanto alla sorella Sofia, nove anni, che ha una malattia genetica neurodegenerativa rimasta senza nome: «Adele ed Elide, per noi, sono già “le ragazze”. In una situazione come la nostra, con Sofia che ha bisogno dell’ossigeno, di essere aspirata e monitorata di continuo, vogliamo immaginare che le sorelle siano autonome da subito. In realtà, sentirle piangere come due vere neonate, per noi, è una melodia. Avremmo tanto voluto vivere questi momenti anche con Sofia».

Su una parete del salotto, campeggia la scritta «Welcome madness», perché per intraprendere certe avventure, un pizzico di follia è indispensabile: «Il nostro vissuto con Sofia è fortissimo: lei ci ha tolto molto ma ci ha anche insegnato quello che nella vita, forse, non avremmo mai imparato. Prendersi cura di una persona 24 ore al giorno, azzerarsi come persone, rinunciare alle cose anche più banali sono esperienze di grande impatto. Le abbiamo affrontate, la malattia di nostra figlia ci è capitata e ci siamo trovati nel mezzo, a combattere. Siamo diventate persone migliori? Può essere. Certo è che ci è sempre mancato un pezzo, che eravamo e siamo affamati di vita». E Sofia, per la quale anche una semplice passeggiata può essere un problema per via delle difficoltà a stare seduta, dell’arrivo delle sorelle si è accorta eccome: «Quando le ha accanto è più attiva, così come succede con i compagni di scuola, quando qualche volta durante l’anno scolastico la portiamo alla Torre per mantenere un contatto con la sua classe. I compagni le hanno fatto avere una serie di pensieri, raccolti nel “manuale della sorella maggiore”. Un regalo bellissimo, una di quelle dimostrazioni che ci danno la forza di andare avanti».
E mentre la giornata tipo oscilla tra le esigenze delle gemelle e i ritmi di Sofia, con la consapevolezza che l’impegno che richiedono le piccole è di gran lunga inferiore a quello necessario per la sorella maggiore, Rosa e Ivo mostrano la foto della prima passeggiata insieme, avvenuta in occasione del primo mese di vita di Elide e Adele: «Incredibilmente, dopo mesi che non usciva, quel giorno Sofia è riuscita a rimanere fuori per un po’. Una sorpresa inaspettata, uno di quei rari momenti di normalità di cui godere. Qui si va avanti senza troppi programmi, andando per gradi. E convinti che, nonostante tutto, stiamo vivendo una grande cosa. Se questa è una felicità a metà, è comunque una felicità». E mentre papà Ivo è in congedo fino a Natale, Rosa tiene a sottolineare come  un uomo così presente sia davvero raro: «Stiamo insieme da 17 anni e anche se ora ci incrociamo per casa per parlare di pannolini, saturimetri e lavatrici, senza mai dimenticare un abbraccio e un bacio, quello che abbiamo condiviso è unico e ci lega indissolubilmente. Sofia ci ha fatto crescere e la parola insieme, ora con cinque cuori, è scritta anche sulle culle delle gemelle, perché è il nostro motto». E la mente di Ivo va a nove anni fa, quando Rosa venne dimessa dall’ospedale dopo il parto e aveva già con sé ossigeno, sondino, saturimetro: «Siamo arrivati a casa sapendo che qualcosa non andava e con tutte le preoccupazioni possibili. Vedevo le altre coppie, con l’ovetto e una borsa leggera, e pensavo che anche noi avremmo avuto diritto, prima o poi, a quella leggerezza. Quando siamo usciti dall’ospedale con Elide e Adele, ci siamo scattati una foto con carrozzine e borsone, proprio come avevamo desiderato. Al posto del pezzo che mancava, ne sono addirittura arrivati due».

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