Quattro persone con problematiche intellettive e comportamentali insieme. Sembra utopia e invece il progetto partito due mesi e mezzo fa a Faenza funziona. Ecco come funziona

Giovanni, Claudia, Giusy e Marilù. Andare a vivere da soli si può anche se si ha una disabilità. Lo dimostra la nuova sperimentazione partita a Faenza, dove a due mesi e mezzo dall’apertura, è stato inaugurato l’ appartamento di via Scalo Merci che ospita quattro persone con problematiche intellettive e comportamentali.

Il progetto, a cura della Papa Giovanni XXIII e dell’associazione Grd, è finanziato pubblicamente con il sostegno delle famiglie coinvolte e prende il nome di “Vado a vivere da solo”. A raccontarlo nei suoi obiettivi più ambiziosi è Antonia Bedronici, che ha già visto il nascere e l’evolversi di due esperienze di residenzialità, una a Palazzo Borghesi nel 2017 e una in via Fornarina due anni dopo: “La sperimentazione in corso adesso dovrebbe durare fino a dicembre. La speranza è che venga rifinanziata, anche perché siamo convinti che per le persone con disabilità sia più che possibile vivere in un appartamento nel senso classico del termine, con operatori che si prendono cura di loro quando non riescono a fare qualcosa”.

Per Bedronici i vantaggi sono su molti fronti: “Innanzitutto si tratta di esperienze molto meno costose rispetto alle strutture residenziali, senza contare che, se ce ne fossero di più numerose, consentirebbero a molti di uscire dalle famiglie, che oltre ad avere il carico di cura, hanno il problema del ‘dopo di noi’, ovvero di quello che succederà quando i genitori non potranno più, per età e salute, occuparsi dei figli”. Ma c’è anche un terzo risvolto, molto più psicologico: “Fare esperienze di autonomia a così alto impatto ha effetti sull’autostima e aumenta il livello degli obiettivi perseguibili. Del resto, con questo tipo di utenza già dal 2011 lavoriamo a un progetto che mira a ottenere traguardi, in termini di autonomia, molto superiori a quelli abituali”.