Indagine Istat: almeno un caso di Covid in metà degli asili in Italia

Gli interventi hanno riguardato la rimodulazione degli spazi disponibili, la formazione degli educatori e gli orari scaglionati di entrata e uscita

Nel 50% dei servizi educativi per l’infanzia si è verificato almeno un caso Covid (fra bambini oppure operatori), il 27,5% ha disposto la chiusura di una sola sezione e meno del 12% la chiusura totale del servizio, il restante 10% presumibilmente ha interrotto la frequenza solo per le “bolle” (piccoli gruppi di bambini) garantendo la continuità del servizio. I dati emergono dall’indagine Istat che è stata presentata giovedì. La riapertura ha richiesto interventi di riadattamento organizzativo (rimodulazione degli spazi disponibili 88%; formazione degli educatori 87%; orari scaglionati di entrata e uscita 75%; attivazione di canali straordinari di contatto con le famiglie 68%).

L’Indagine campionaria è stata realizzata con l’Università  Ca’ Foscari nei mesi di aprile-maggio 2021 su 1.418 servizi (1.036 asili nido e 382 sezioni primavera), sia pubblici che privati, e ha rilevato come a fronte di un aumento sia dei costi di gestione (93,2% dei casi) sia dei costi straordinari (95%), poco più  del 50% delle strutture hanno ricevuto contributi straordinari mentre circa il 59% ha attivato ammortizzatori sociali come la Cassa Integrazione o il FIS (Fondo d’Integrazione Salariale). In Italia il 65% degli asili è privato, il resto è pubblico.

Soltanto il 2,2% dei gestori ha annullato il servizio mensa, l’8,5% ha ridotto il numero di sezioni, il 26% ha ridotto l’orario di apertura. Poco meno del 30% delle strutture ha ridotto il numero di bambini accolti, e nella stessa quota ha rivisto le rette per le famiglie. Scrive l’Istat: “Le strutture hanno quindi dimostrato una buona capacit  di adattamento alla situazione straordinaria, mentre criticità contenute sono segnalate alla riapertura, soprattutto relative allo stress nel gestire la situazione da parte di operatori e genitori. Il 39% delle strutture ha riscontrato una riduzione della domanda di iscrizioni per l’anno educativo 2020/2021 rispetto al precedente”.

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