Che il gioco, ai bambini, serva per lo sviluppo dell’intelligenza, è ben più che noto. Ma che gli adulti, invece, non debbano smettere di giocare, è meno assodato. A parlare del bisogno che anche i grandi continuino, per tutta la vita, a trovare e coltivare occasioni di piacere scelte e non imposte sarà domani venerdì17 gennaio alle 16, alla sala Dantesca della biblioteca Classense di Ravenna, il professore dell’Università di Bologna Roberto Farnè, che tempo fa avevamo intervistato sull’outdoor education.
Durante la conferenza “Giocando si impara, per tutta la vita. Lifelong playing”, Farnè sottolineerà come le attività ludiche degli adulti debbano avere come requisiti fondamentali, per essere definite tali, libertà e piacere: “Che si tratti di giocare a scacchi, fare trekking in montagna, collezionare soldatini o leggere libri di fantascienza, l’importante è che siano decise in autonomia e non facciano rima con dovere e produttività. Quel che va detto è che anche per i grandi il gioco continua a essere formativo perché consente di aggiungere capacità e competenze, tenendo viva l’intelligenza. Chiaro, bisogna che il gioco non sia stupido”.
La necessità di ricordare agli adulti l’importanza del gioco è legata al fatto che molti di loro, quel tempo, proprio non se lo ricavano: “Il gioco fa rima con benessere inteso come well-being e non wellness e non è quasi mai collegato al giocare con i propri figli, che spesso viene visto come qualcosa che si deve fare, non che si vuole fare. Non a caso, i bambini, si accorgono subito se il genitore gioca davvero o fa finta”. E c’è un’altro trend, quando si parla di gioco dei grandi: “Sono le mamme, rispetto ai papà, a giocare meno. Siccome il carico familiare ricade quasi sempre, per la maggior parte, su di loro, sono quelle che meno si prendono il tempo per sé. Per gli uomini, è molto più facile dedicarsi al calcetto o alla partita settimanale a tennis”.
Farnè, dal canto suo, sente di giocare quando va al cinema (“almeno un film a settimana”), quando cammina o va in bici, quando tira fuori Risiko o Scarabeo: “E vorrei giocare di più, senz’altro: è un tempo che fa bene”.
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