“La forza della mamme a volte è un intuito, è buttarsi per trovare una soluzione”. Alice Gazzoni è la mamma di Cesena che di recente ha fondato l’associazione “Crescere a piccoli passi” a sostegno della Terapia intensiva neonatale del “Bufalini” e della Neonatologia del “Morgagni-Pierantoni” di Forlì. E oggi, a distanza di un anno e mezzo dalla nascita del suo secondo figlio, Ascanio, racconta il calvario che sta dietro alla voglia di aiutare altri genitori ed essere riconoscente nei confronti del personale della Tin.

“Quando Ascanio è nato – racconta Alice – gli è stato subito riscontrato un doppio problema: la schisi del palato molle, ovvero la mancanza dell’ultimo pezzo di palato, e la sequenza di Pierre Robin, ovvero una mandibola molto piccola e incassata. Mio figlio faceva fatica ad attaccarsi sia al seno che al biberon, non riusciva ad attivare il meccanismo della suzione. Ma il problema più grosso è che spingeva la lingua indietro, tappando il buco del palato e andando in apnea. Così facendo, oltretutto, non stimolava la mandibola a spostarsi in avanti”.

Dopo tre settimane in terapia intensiva, Alice è tornata a casa con il piccolo, cominciando quello che definisce un vero calvario: “Per almeno tre mesi non ho dormito né di giorno né di notte per controllare che mio figlio non smettesse di respirare. Alimentarlo era difficile se non impossibile, tanto che a un certo punto abbiamo deciso di mettergli il sondino naso-gastrico. Il primario di allora, Augusto Biasini, mi disse di dargli sempre venti minuti di biberon e di somministrargli quello che rimaneva attraverso il sondino. Intuizione vincente, visto che Ascanio ha iniziato a crescere e da un giorno all’altro ha imparato a succhiare bene”.

Ma la parte più difficoltosa è stata quella della mandibola: “Sapevamo che nostro figlio avrebbe potuto subire un intervento piuttosto complicato più avanti per sistemarla, oltre a quello per la chiusura del palato che in effetti ha subito lo scorso novembre. Ma io mi sono messa d’impegno, imputandomi che doveva usare il ciuccio per imparare a spingere la lingua in avanti. Ho passato giornate intere a mettergli e togliergli ciucci di diverso tipo e fargli boccacce e linguacce affinché anche lui le ripetesse e stimolasse la mandibola ad avanzare. Un metodo non certo scientifico sul quale però ho avuto ragione: Ascanio oggi ha la mandibola a posto e non ha bisogno che si intervenga chirurgicamente. Mi piacerebbe che altri genitori nella mia situazione potessero saperlo”.

Anzi, dopo l’intervento per la schisi del palato è diventato anche molto più vorace a mangiare: “Oggi sono rinata ma sono stati mesi durissimi. Il mio punto di riferimento è sempre stata la Tin, che conosceva bene il mio caso. Per altre cose mi sono sentita molto sola: non sapevo di avere diritto all’infermiera a casa per cambiare il sondino. E avrei tanto avuto bisogno di un gruppo di sostegno. L’associazione ‘Crescere a piccoli passi’ è nata per questo: oggi voglio dare agli altri quello che non ho avuto io”.