Pochi interventi e frammentati. Molto virtuosi in alcune zone d’Italia, assenti in altre. Nicoletta Landi, giovane antropologa bolognese d’adozione, si è occupata del delicato e complesso tema dell’educazione alla sessualità nel libro “Il piacere non è nel programma di Scienze! Educare alla sessualità oggi, in Italia” (Meltemi Linee). Titolo che in realtà è una citazione di un’insegnante incontrata nel lungo percorso di ricerca effettuato sia intorno al programma regionale “W l’amore” che nello Spazio giovani del Consultorio di Bologna.
Nicoletta, che cosa l’ha più sorpresa durante la sua indagine?
“Mi ha sorpresa il fatto di scoprire che in Emilia-Romagna, così come per esempio in Lombardia, esistono progetti sperimentali di stampo europeo all’interno dei servizi socio-sanitari pubblici. Ma anche vedere come la chiusura e la diffidenza di famiglie e insegnanti rispetto all’argomento non sia così aprioristica come pensavo ma sia legata, in realtà, alla mancanza di informazioni e supporto. Le polemiche tirano su molto fumo ma dietro non ci sono opposizioni così forti”.
Sessualità, piacere, sentimenti, affettività: in che relazione stanno, quando si parla di educazione sessuale?
“Personalmente credo che gli aspetti più strettamente sanitari, come la prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili, debbano andare a braccetto con una riflessione sull’affettività, sull’autodeterminazione, sui rapporti di potere nelle relazioni. Se si vogliono fare discorsi efficaci sulla contraccezione, per esempio, non si può prescindere da argomenti come il piacere, i sentimenti, i modelli di genere. L’educazione alla sessualità è uno spazio educativo nel quale a scuola come nei consultori e in famiglia si possono affrontare moltissimi argomenti. Se non tratto il tema del piacere, come faccio a spiegare a un adolescente che se in una relazione non sta bene e non prova piacere deve farsi qualche domanda? Educare alla sessualità significa educare a una sessualità consapevole”.
Che lacune ha trovato, nei percorsi analizzati?
“Una riflessione importante fatta con gli operatori è stata quella sul fatto che si dia per scontato che gli adolescenti e le adolescenti siano tutti e tutte eterosessuali. Il tema dell’omosessualità e dei modelli di genere non viene affrontato. Ma per parlare a tutti, è un passo da fare: i ragazzi e le ragazze si vogliono sentire riconosciuti dalle parole degli adulti, che devono quindi occuparsi di persone in tutte le loro variabili”.
E gli insegnanti, sono preparati?
“Non tutti. In Emilia-Romagna, per fortuna, il progetto “W l’amore” ha la forza di mettere in rete docenti, famiglie e operatori in un percorso continuativo, che entra in quello scolastico, che fornisce materiali ad hoc e responsabilizza i professori. Ma se gli insegnanti possono essere pronti a trattare dei cambiamenti nel periodo della pubertà o della contraccezione, quando si tratta di parlare di argomenti delicati e dirompenti come il piacere sono più in difficoltà. La citazione del titolo del libro è solo un esempio”.
Una legge ad hoc come aiuterebbe a cambiare le cose?
“L’assenza di una legge fotografa senz’altro il contesto culturale in cui siamo. Certo è che una legge, sempre che sia fatta bene, potrebbe andare a incidere sui finanziamenti e sulla capillarizzazione degli interventi”.
Per testimonianze, informazioni e richieste di interventi www.nicolettalandi.it
La prima presentazione del libro è in programma mercoledì 24 gennaio alle 19 alla libreria modo infoshop di via Mascarella a Bologna
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