La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elisabetta Gualmini, i sindaci e gli assessori dei principali Comuni impegnati nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, con una lettera congiunta inviata al prefetto Mario Morcone (capo del dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione al ministero dell’Interno) e ai prefetti di tutta l’Emilia-Romagna, hanno espresso “forte preoccupazione per la modalità con la quale continuano ad essere gestiti, dalle Prefetture e dal Ministero dell’Interno, le assegnazioni e i trasferimenti dei minori stranieri accompagnati“. Un problema passato alle cronache anche di recente, dopo le prese di posizione dei Comuni di Rimini e Faenza.
In particolare, scrive Anci Emilia-Romagna in un comunicato, è necessario “chiarire il modo in cui vanno considerati i minori che si dichiarano tali o di cui viene accertata la minore età all’interno dell’hub adulti di Bologna: devono avere le stesse tutele previste per gli altri minori intercettati nei luoghi di sbarco o arrivati in autonomia nei territori”.
“Tale condizione – spiega Anci regionale – legata anche alla grande presenza di minori in condizioni di promiscuità presso l’hub Mattei, deve far pensare a una ridistribuzione dei minori non solamente sui territori emiliano-romagnoli, ma anche fuori dalla Regione“.
“Da sempre come enti locali abbiamo dato una collaborazione istituzionale e operativa alle Prefetture del territorio per affrontare la situazione degli arrivi sulle coste italiane dei richiedenti asilo. – sottolinea Chiara Sapigni, Responsabile del coordinamento politico sull’immigrazione di ANCI Emilia-Romagna – Attualmente, però, siamo molto preoccupati per la modalità con cui si è deciso di procedere alla ripartizione dei minori sul territorio, realizzando una suddivisione che non tiene conto delle specificità dell’assistenza dovuta ai minori e sembra non tener conto delle situazioni e delle realtà in essere”.
La lettera sottolinea che l’eventuale individuazione, da parte delle Prefetture, di strutture ricettive temporanee dedicate ai minori stranieri non accompagnati, deve tener conto della necessità di evitare promiscuità con gli adulti e assicurare sufficienti garanzie di tutela della minore età.
“Ciò che si auspica – continua Chiara Sapigni, è che la ripartizione sui territori sia effettuata basandosi sulle presenze già in essere nelle singole realtà regionali e provinciali, considerando le presenze dei minori segnalati al Ministero e le presenze nei vari progetti SPRAR e FAMI per minori. Se ciò non dovesse avvenire, gli Enti capofila sarebbero spinti a valutare l’uscita dal sistema FAMI, in quanto non più sostenibile perché estraneo al governo della rete di accoglienza costruita in Emilia-Romagna”.
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