bambina, asilo, nido, giocareGià da alcuni anni l’Emilia-Romagna ha centrato, anzi superato, l’obiettivo di Lisbona, che nel 2000 si prefissava di arrivare al 33% di bambini da 0-3 anni iscritti al nido (o servizi analoghi) entro il 2010.

Ma quali sono le province più efficienti? Anche di questo si discuterà nel corso del convegno “I bambini dell’Emilia-Romagna: ne parliamo tutti insieme” organizzato dalla Regione nel pomeriggio di venerdì 30 settembre nella sede dell’Assemblea legislativa (sala Guido Fanti di viale Aldo Moro 50 a Bologna). L’obiettivo è un confronto reciproco con tutti i soggetti pubblici e privati attivi nel campo dei servizi per la fascia di età tra 0 e 6 anni in considerazione dei nuovi scenari demografici e sociali e dei nuovi bisogni delle famiglie.

Alcuni dati si possono già anticipare. Come appunto la classifica, provincia per provincia, della “copertura”. La più virtuosa, stando ai numeri dell’anno educativo 2014/2015, è Ravenna, con il 41,2% da parte di tutti i servizi disponibili nella fascia 0-3 anni: nidi, micronidi, nidi aziendali, sezioni primavera delle scuole dell’infanzia (che ospitano i bambini da due a tre anni), servizi sperimentali e domiciliari, spazi bimbo e centri per bambini e genitori. Al secondo posto Bologna con il 40,9%, al terzo Ferrara con il 38,2%.

Seguono Parma (35,4%), Modena (35%), Reggio Emilia (34,5%), Forlì-Cesena (34,3%). Agli ultimi posti Rimini (25,3%) e Piacenza (24,3%).

Durante il convegno verrà proiettato il film di Cristiano Governa “Bambini si diventa. Gli anni che contano,  quando Bologna eccelleva negli asili… e non solo, regia di Riccardo Marchesini, in parte finanziato dalla Regione. Un viaggio per Bologna (e non solo) sulle tracce delle energie e delle professionalità del mondo dell’infanzia e, in particolare, dei nidi e delle altre strutture educative dedicate ai bambini più piccoli, da zero a tre anni.

In Emilia-Romagna sono oltre 30 mila i bambini iscritti nelle 1.214 strutture educative – dati ufficiali anno 2015 – ed è sempre a loro che si rivolge il progetto di legge regionale della Giunta, il cui iter di approvazione si concluderà presumibilmente entro il mese di ottobre. Una legge-cornice, che recepisce le novità introdotte dalla riforma nazionale (legge 107/2015) e che, insieme alla direttiva sull’organizzazione e il funzionamento che la completerà, punta ad andare incontro anche alle esigenze di un mondo del lavoro diverso dal passato, senza arretrare in nessun modo sulla qualità dei servizi erogati.

Una necessità, quella di intervenire sull’attuale normativa regionale, del 2000, dettata dalla consapevolezza di quanto siano cambiate in questi ultimi anni le esigenze delle famiglie nelle loro molteplici variabili: da quelle con molti figli a quelle mono-genitoriali, a quelle di immigrati, e alle esigenze dei bambini stessi.

Tre sono gli assi di intervento del provvedimento: maggiore flessibilità organizzativa dei servizi, un sistema di accreditamento delle strutture educative semplice, introduzione della obbligatorietà delle vaccinazioni contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B per l’iscrizione. Tema, quest’ultimo, che però resta caldo anche in virtù delle proteste condotte dal Comilva. 

Durante il convegno verranno presentati i risultati di due ricerche commissionate dalla Regione rispettivamente all’Università di Padova e a quella di Modena sull’attuale condizione socio-demografica dei bambini 0-6 anni in Italia e in Emilia-Romagna e le conseguenti ripercussioni sui nuovi bisogni e sulle scelte delle famiglie in merito alla fruizione dei servizi per l’infanzia.