Un moletto, da qualche parte nell’isola di Cherso (Cres per gli slavi), una selva di bambini vocianti che si buttano in acqua a ripetizione, risalgono, si ributtano, si spingono, si fanno scherzi, giocano, nuotano, vanno sott’acqua e avanti così per ore ed ore, senza apparente stanchezza, senza noia.
Quante calorie consumate, quanta energia estratta dai loro corpi sottili ma già forti e resistenti, quanta vitamina D nel loro sangue, che fisserà calcio nelle ossa, di quanto ferro avrà necessità la loro dieta! Ma, soprattutto, quanto benessere psicologico dall’essere in grandi gruppi, giocare con l’acqua, impossessarsi degli elementi della natura, affrontare le sfide della loro età, fare crescere quell’autostima che una volta non si sapeva cosa fosse, ma che oggi è diventata indispensabile.
È una fortuna, per quelle famiglie che vivono vicino al mare, che i loro bambini possano usufruire di questo ricostituente naturale per tantissimi giorni all’anno; un elemento così importante da far inventare le colonie marine, in tempi in cui le famiglie erano povere e molti bambini erano affetti da rachitismo. Tutti quei bambini in fila ed i cameroni da 50 letti e le suorine e la campanella, ma si sono salvate intere generazioni e l’altezza media degli italiani ha raggiunto quella del resto d’Europa e l’aspettativa di vita è addirittura ai vertici!
L’aria, a livello dell’acqua del mare, è completamente asettica, priva di germi, per effetto del cloruro di sodio; quando non esistevano gli antibiotici era un elisir naturale per tantissime patologie, dalle infezioni all’asma.
Anche l’aria di montagna dicono che faccia bene, perché è ricca di ossigeno, anche se rarefatta per effetto dell’altitudine (lo stesso effetto lo potrebbe dare una foresta in collina, mentre per il mare non vale il surrogato del lago) e dicono anche che gli elementi spirituali vengono esaltati dall’ambiente montano, le foreste, le altezze, l’asperità del paesaggio. I bambini in montagna vanno con i genitori (rare sono rimaste le colonie o comunità di vario genere, solo religiose) e ne seguono i ritmi: camminata verso il rifugio o la vetta, riposo pomeridiano o serale, contemplazione del panorama, prodotti locali. Raramente riescono ad avere la compagnia di qualche amico e non possono mai organizzarsi la giornata in autonomia e giocare per ore senza la presenza di un genitore. I bambini che trascorrono le ferie estive in montagna sono, in genere, più educati, più riflessivi, più bravi a scuola, più introversi e più pallidi. Ma sono bambini? Ogni età dovrebbe avere le sue linee guida e quelle dell’infanzia sono: la libertà, la scoperta, la compagnia, il gioco esasperato, la sbruffonaggine, l’onnipotenza, la forza, la crescita. La riflessione appartiene al mondo degli adulti, così come i dubbi e l’inquietudine appartengono a quello dell’adolescenza.
Come sono fortunati quei bambini dell’isola di Cherso!
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Commenti:
Non sono d’accordo! Io sono cresciuta in montagna e comunque ho vissuto benissimo la mia infanzia. Tra animali, boschi, sentieri, fiumi. Inventare e costruire mille giochi. Sinceramente ritengo che la montagna sia più costruttiva e da qui la frase che i bimbi siano più riflessivi. ma pallidi? No, il sole e la vitamina D ci sono anche in montagna e l’aria che c’è in montagna non è la stessa di una collina.
Una corsa nell’erba, il silenzio e la quiete di una vallata… io lo preferisco al mare.
Certo ai bimbi farebbero bene entrambi, però non svaluterei in questi termini la montagna. Parlando di una vacanza e quindi a tempo determinato una vale l’altra. E parlando di vacanza sicuramente è fatica trovare una località turistica dove manchino i bambini.
certamente l’optimum sarebbe vivere in montagna e vacanze rigorosamente al mare
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