Coccole e cure da due mamme ma di fatto per la legge italiana ne può esistere solo una. Unico escamotage, per le coppie gay diventate genitori grazie alla fecondazione eterologa all’estero, per convivere nel nostro Paese e vedersi riconosciuto il figlio. E’ una delle due infatti a dover dichiarare il bambino come mamma single.
Una scelta forzata che non tutti accettano come dimostra il caso raccontato dall’Espresso sulla storia di Carola e Manila e il piccolo Noah, nato dalla fecondazione assistita e residente con le due mamme a Valencia, in Spagna, dove sono riconosciuti sia i matrimoni che le adozioni di coppie gay. Le due mamme, però, non avevano fatto i conti con la legge italiana: il piccolo, infatti, pur se nato in Spagna è italiano, deve dunque avere documenti rilasciati dall’anagrafe dell’ultimo Comune di residenza dei genitori. E qui si inceppa tutto perché nel nostro Paese i genitori sono due ma di sesso diverso: mamma e papà. La richiesta di due mamme sarebbe rigettata. Noah, dunque, per ora, resta senza documenti e la situazione ha preso le vie legali.
In Italia la cronaca parla sempre più spesso di genitori omosessuali alle prese con la legge e di Comuni e ospedali che tentano autonomamente di superare l’imbarazzo di trovarsi di fronte a una coppia gay, con bimbi piccoli e non sapere come inquadrarla in moduli e documenti. Ultimo in ordine di tempo il caso dei comuni di Bologna e Venezia dove si è fatta strada la proposta di eliminare la dicitura ‘mamma’ e ‘papà’ dai moduli di iscrizione dell’asilo, da sostituire con i più generici ‘genitore 1 e 2’ nel caso di Venezia e ‘genitore e genitore altro’ nel caso di Bologna.
A Padova, l’ospedale ha tolto la dicitura papà dai braccialetti da dare alla coppia alla nascita del bambino, sostituita dalla parola partner ma per ora è l’unico reparto di ostetricia ad averlo fatto.

Al contrario di Carola e Manila, Marta e Teresa, le due mamme di Gianmaria residenti a Cervia, come raccontato da Romagna Mamma, hanno scelto di dichiarare il piccolo come figlio di Teresa, per l’anagrafe mamma single. Con la conseguenza che Marta di fronte alla legge non è nessuno. “Abbiamo trovato un avvocato con il quale inizieremo un percorso per capire come muoverci affinché anche io abbia un riconoscimento – ha spiegato Marta a Romagna Mamma -. C’è da perderci la testa, per questo provo a non pensarci”.
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