Ravenna, entro fine giugno inizieranno i lavori del primo parco giochi inclusivo

Inizieranno entro la fine di giugno, e dureranno circa un mese, i lavori per realizzare il primo parco giochi inclusivo di Ravenna, che sorgerà in un’area verde tra via Copernico e via Calcagnini, di fronte al parcheggio della piscina comunale. La rassicurazione sui tempi di un progetto molto atteso in città arriva dall’assessore comunale al Verde pubblico Gianandrea Baroncini, che spiega come il parco Ipazia sia strategico soprattutto per le potenziali sinergie territoriali: «Lì prendono sede aree sportive quali la piscina e il campo di atletica, la palestra di scherma, l’associazione Amare Ravenna, l’istituto comprensivo Ricci Muratori e un quartiere residenziale densamente popolato. Un posto perfetto per le finalità che intendiamo raggiungere».

E le finalità sono quelle di far giocare i bambini insieme, a prescindere se siano con disabilità o meno: «Nel corso di questa legislatura abbiamo fatto un piano straordinario di sostituzione, reintegro, manutenzione e adeguamento delle unità gioco in tutti i parchi pubblici del Comune. Un investimento importante che si è affiancato al lavoro sui grandi parchi urbani a cominciare dalla Rocca Brancaleone, dal Baronio passando per il parco Cesarea, l’ex caserma Dante Alighieri e il consolidamento della cintura verde. Parallelamente abbiamo provato a cambiare anche il paradigma dell’inclusività. Non si pensi infatti che progetti seri di inclusione passino per l’installazione in qua e in là di qualche gioco: quella, semmai, è stata una scorciatoia per essere a posto con la coscienza, già sconfessata dalla storia e dalla realtà. L’esperienza e la pratica, nostra e di realtà a noi vicine, ormai ci insegnano che, o si è capaci di progettare tout court “parchi per tutti”, o si finisce per rispondere ad una esigenza sacrosanta in un modo inadeguato».

E «Parchi per tutti» è anche il sito che da anni gestiscono due mamme del Riminese, Claudia Protti e Raffaella Bedetti, sensibili alla tematica tanto da aver mappato tutti i parchi inclusivi d’Italia. La loro esperienza, portata qualche anno fa anche a Ravenna, ha insegnato molto: «Non basta infatti la presenza di tipologie particolari di unità gioco – continua Baroncini – quanto piuttosto un ragionamento organico sull’accessibilità, sul fatto che ogni aspetto strutturale ed ogni area devono potere essere utilizzate indifferentemente da tutti per evitare che si generino al contrario spazi dove si marca l’esclusività e la differenza. Abbiamo maturato l’idea che non appena si fosse presentata la necessita di rigenerare un parco avremmo fatto un progetto pilota. Qui ci siamo incrociati con il tavolo inter associativo e il loro bellissimo lavoro sul “Gioco inclusivo e la ricerca di un approccio relazionale e metodologico coerente” che insieme alla collega Ouidad Bakkali abbiamo cercato di raccogliere».

L’assessore spera ora che il progetto Ipazia faccia da apripista: «Sarà ampliabile con ulteriori stralci e sarà replicabile in altre parti del territorio. È un modo per rafforzare un’impostazione a noi molto cara, quella per cui Il diritto al gioco è un diritto che consideriamo fondamentale. Non a caso siamo stati uno dei pochi Comuni che ha predisposto la sanificazione quotidiana dei giochi nei parchi per consentire anche in piena emergenza alle bambine e ai bambini già frustrati nella loro quotidianità di potere avere a disposizione almeno quella valvola di sfogo».

Anche per Rosa Belfiore, presidente dell’associazione «La ruota magica» che a Ravenna riunisce diverse famiglie con bambini con disabilità, vede di buon occhio il nuovo Parco: «Il nostro desiderio è che i bambini vivano i luoghi della città insieme, non c’è per noi nulla di più bello. Installare un’altalena accessibile alle carrozzine in mezzo ai giochi utilizzati dai bimbi normodotati non serve a nulla e sottolinea ancora di più la differenza. Invece, come succede anche al parco inclusivo di Rimini, bisogna dare ai bambini la possibilità di condividere. Solo così la crescita è di tutti». Contento anche Renzo Laporta di Diritto al gioco, che parecchi anni fa ha contribuito ad avviare, in città, il confronto sul tema: «Bello essere arrivati fin qui, anche se a rilento. Ora, secondo noi, la sfida va oltre il progetto stesso. Il passo in più sarebbe quello di aggiungere aree per il gioco libero, da stimolare attraverso l’uso di materiali naturali. Sappiamo che nel dibattito pubblico e nella cultura dei genitori il confine tra possibilità di libertà del gioco e sicurezza è spesso labile. Ma speriamo, davvero, di aprire nuovi orizzonti di possibilità».

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