Piccoli Grandi Cuori, un crowdfunding per l’umanizzazione. Mamma Alessandra: “Fondamentale”

Compie 23 anni oggi, giorno della festa del papà, l’associazione Piccoli Grandi Cuori che si occupa dei bambini con cardiopatie congenite curati nelle Unità operative di Cardiologia e Cardiochirurgia pediatrica del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna. Nella doppia occasione, l’associazione ha deciso di lanciare su IdeaGinger la campagna di crowdfunding “ColoriAMO l’Ospedale: la bellezza è cura”: l’obiettivo è quello di rendere l’ambiente ospedaliero un luogo più umano e rassicurante, di portare la bellezza nei luoghi di cura per ridurre la percezione di medicalizzazione dei piccoli pazienti che diventeranno adulti e che sono costretti a vivere con assiduità gli spazi dell’ospedale insieme alle proprie famiglie e ad affrontare percorsi fisici e psichici legati alla malattia e all’ambiente estraneo. Ancora di più in questo momento, nel quale a causa del Covid aumentano la percezione di distanza tra medico e paziente e dove l’ambiente impersonale non offre orizzonti naturali e punti di distrazione da pratiche mediche a volte invasive. Un percorso visivo con una storia narrante, realizzato da Castello in Aria, che accompagnerà i piccoli pazienti per curare il loro piccolo cuore che un giorno diventerà grande. Perché la bellezza possa essere il primo ricordo di ogni bambino che arriva in ospedale.

La piccola Zoe

E a sostenere l’importanza di una crescente umanizzazione è una mamma che quei corridoi li ha attraversati tante volte. Si tratta di Alessandro Di Marco, abruzzese d’origine ma residente a San Lazzaro con il marito e con le loro due bambine di sei e due anni, la più piccola delle quali nata con la tetralogia di Fallot: «Sono stata presa in carico dall’associazione quando, al sesto mese di gravidanza, ho saputo che mia figlia Zoe sarebbe nata con una cardiopatia. Grazie a loro, alla mia tragedia sono arrivata preparata, perché sapevo cosa mi aspettava e in quale reparto sarebbe stata accolta la mia bambina, che appena è nata è stata ricoverata, per poi rimanere in ospedale 52 giorni”. Alessandra ricorda bene anche il periodo in cui, quando la bimba aveva 9 mesi ed era ricoverata di nuovo, lei poteva passare due ore in reparto, dalle cinque alle sette di pomeriggio: “Lì ho trovato una famiglia che si prendeva cura di me ancora prima che della mia bambina. C’era sempre, da parte dei medici e degli infermieri, una carezza, un sorriso, una battuta per sdrammatizzare. E quell’umanità è necessaria anche negli ambienti: il reparto di per sé è già molto bello ma incrementare quella bellezza serve a dimenticare il motivo per cui si è lì, a fare un sorriso mentre di va incontro a una visita o a un intervento”.

Oggi Zoe, dopo l’intervento definitivo, non prende più farmaci e cresce regolarmente: “Ha energia da vendere, non sta mai ferma, non ha paura di niente. Se mi riguardo indietro, mi sembra di aver combattuto una guerra. Ma l’abbiamo vinta. Zoe ci ha insegnato le cose che contano, il valore delle giornate, l’importanza di godersi ogni piccolo gesto”.

L’obiettivo della campagna, che durerà due mesi, è di raccogliere 4mila euro. Raggiunta la cifra, la Fondazione Sant’Orsola co-finanzierà il restante 75% del progetto per colorare gli ambienti, fino ad un totale di 12mila euro, grazie al bando “Noi non ci fermiamo”. La campagna vuole ultimare il ‘“Progetto Pareti” già avviato dall’associazione nel 2018 con il patrocinio del Policlinico Sant’Orsola di Bologna: un intervento di decorazione narrativa di 380 metri quadrati di stanze, corridoi e ingressi del Padiglione 23 dell’ospedale che accoglie i cardiopatici congeniti. Con la cifra raccolta saranno, quindi, colorati e decorati gli ambulatori del reparto e parte della sala di attesa per ultimare la storia narrante dove la natura è protagonista attraverso un messaggio fortemente ecologico. Un messaggio che si associa ai riferimenti del mondo contadino che caratterizza la terra emiliana, abbracciando così, in maniera universale e trasversale, tutti i popoli.

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