Papà scrive una lettera alla figlia prematura a tre mesi dal parto: “Saresti dovuta nascere oggi”

Era attesa per l’8 dicembre, Angelica. Ma a volte la vita fa come le pare. E così, tre giorni fa, il suo papà, Paolo Donatini, ravennate, si è trovato a scriverle una lettera nel giorno in cui sarebbe dovuta nascere. Sarebbe, appunto. Perché Angelica è nata il 30 agosto, piccola e leggera quanto possono essere leggeri 660 grammi. Ma comunque una bambina: «Aveva la testa, aveva le gambe e le braccia. Ed era nostra figlia».

Nonostante la prematurità, le aspettative disattese e la Terapia intensiva di Rimini, dove Angelica è ancora ricoverata da allora, Paolo ricorda quel giorno insieme alla moglie Elena come una botta di felicità: «Cercavamo un figlio da anni, ne avevamo passate un po’ di tutti i colori. E anche la gravidanza di Angelica ci aveva fatto parecchio penare». Dopo alcune previsioni non proprio rosee dei medici sullo stato di salute della bimba, infatti, alla 20esima settimana ad Elena si rompono le acque: «L’hanno ricoverata tre settimane a Ravenna, poi a Rimini. Speravamo di arrivare alla 28esima settimana di gravidanza, invece alla 25esima più cinque giorni Angelica è nata, all’improvviso e non lasciandoci nemmeno il tempo di realizzare che eravamo diventati genitori».
In questi mesi, un po’ perché impegnati a seguire la bimba un po’ perché scossi dagli eventi e dai tempi sfasati rispetto alle previsioni, Paolo ed Elena hanno condiviso poco, con gli altri, questo loro pezzo di vita: «Era un po’ che pensavo che avrei voluto raccontare a chi non sapeva nulla l’avventura che stiamo passando. Lo so, si è poco abituati a sentire un uomo esprimere sentimenti ed emozioni. Ma io ho sentito l’urgenza di scrivere. E di rivolgermi proprio a mia figlia».

Con un post su Facebook, Paolo ha pubblicato la sua emozionante lettera, dove ad Angelica scrive come fin dai primi attimi sia stata una forza della natura, dimostrando che nulla è impossibile, e come la prematurità sia un vortice di preoccupazioni e ansie ma anche di gioie e piccole conquiste : «Significa che ogni sera, dopo esserci tolti tutto quello che abbiamo indossato per poter entrare, ce ne torniamo a casa e lasciamo un pezzetto del nostro cuore in quell’incubatrice; significa che il viaggio di ritorno diventa leggero se bisogna festeggiare qualche grammo in più o qualche nuovo progresso, o pesante e muto se le terapie non funzionano, se ci sono complicanze, se non abbiamo potuto tenerti con noi; significa tornare a casa, anche se in realtà casa non è più il posto dove dormiamo ma è quell’ospedale, quel reparto, quella stanzina, proprio la tua stanzina Fisarmonica».

Oggi, mentre Angelica pesa 2 chili e mezzo e deve superare ancora qualche ostacolo, Paolo spera di poterla portare a casa, insieme ad Elena, prima di Natale: «Il massimo sarebbe che fosse dimessa senza ossigeno. Noi, nel frattempo, ci siamo trasferiti temporaneamente a Rimini, così che mia moglie, mentre sono al lavoro a Ravenna, possa passare la giornata in reparto, dove ha trovato persone meravigliose a occuparsi di lei e della nostra bambina». Nello stesso reparto, la lettera di Paolo, è stata accolta con moltissima emozione: «Oggi – si conclude così – per la prima volta mi guardo indietro, vedo la strada che abbiamo percorso, e tutto sommato non mi sembra poi così terribile, anzi forse mi piace, soprattutto per tutto l’amore e la gentilezza che la nostra storia ha messo in moto, facendoci diventare delle persone migliori, dei genitori migliori, degni di te, della nostra ormai grande guerriera».

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