Le mille declinazioni del gioco da tavolo: a Ravenna nasce la figura dell’educatore ludico

 Formare educatori ludici in grado di utilizzare i giochi da tavolo e i giochi di ruolo nei loro interventi, non certo solo quando i destinatari sono i bambini. Questa l’idea alla quale sta lavorando, da qualche tempo, la cooperativa sociale “La Pieve” di Ravenna, che nel 2017 ha presentato il libro “Tuttingioco – il gioco strutturato come strumento educativo”  di cui a breve uscirà la nuova edizione, questo progetto che propone il gioco strutturato nei contesti educativi più vari, partendo dalla disabilità per proporsi alla scuola al carcere, nella convinzione che possa far sviluppare competenze e buone pratiche: dalla capacità di cooperare al problem solving, dalle abilità cognitive a quelle decisionali.Dopo due anni, insieme al consorzio “Il Solco” e alla cooperativa “Progetto Crescita” è stata ideata proprio la figura dell’educatore ludico, che ha attirato l’interesse di altre realtà italiane, da Modena a Matera passando per la Sardegna.

A coordinare il progetto è Christian Rivalta, che ha trovato una spalla forte in Cobblepot Games, un brand di commercio interaziendale specializzato nella produzione di giochi da tavolo e con sede a Ravenna: “Grazie al mio collega Gabriele Mari, si è pensato con Professor Cobblepot, una serie di giochi che hanno un obiettivo educativo, anche se non viene direttamente esplicitato. Questa collaborazione è stata ed è molto proficua perché di basa su uno scambio reciproco di idee”.

L’altra spalla è il pedagogista Andrea Canevaro, che si è innamorato del progetto e ne sta dando un supporto, anche in questo caso, in chiave nazionale: “In questo percorso abbiamo anche copartecipato alla creazione di  un manifesto della didattica ludica, che quindi va oltre la figura dell’educatore perché parla a tutti, anche al professore o ad altre figure impegnate nel campo dell’insegnamento”.

In attesa di poter realizzare Zuga Zuga, il primo Festival del Gioco e dell’Educazione che era in programma per aprile scorso, La Pieve ha iniziato a frequentare gli oratori della città per fare in modo che gli educatori che vi operano diffondano questo nuovo approccio al gioco da tavolo: “Le declinazioni sono moltissime e sorprendenti. Un esempio? Imparare la tabelline può essere noioso e faticoso, farlo con l’intento di poter riuscire a partecipare a un gioco dà motivazioni nuove. Un altro esempio è quello dei bambini e dei ragazzi con disabilità: avere la possibilità di prendere parte a un gioco stimola a sedersi al tavolo, a rimanerci più a lungo rispetto al solito. Ma il gioco da tavolo è anche una palestra per la mente, oltre che un modo per conoscere chi ho davanti”.

Prossimamente partirà una formazione anche in collaborazione con la Biblioteca Classense e il Csi Ravenna. I giochi da tavolo possono servire ad affrontare temi altrimenti difficili da introdurre, non sono solo per bambini,  non c’entrano nulla con l’azzardo,  non sono videogiochi”. Il prossimo passo sarà anche quello di coinvolgere i genitori:  “I giochi da tavolo sono un divertente passatempo, economici con un alto tasso di ‘rigiocabilità’, sono personalizzabili e stimolano la fantasia e la creatività: da idea nasce idea e spesso la pratica di gioco fa nascere idee per realizzare nuovi giochi”.

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