“Crescere figli bilingue? Una possibilità per tutti, non serve essere dei geni”

Crescere figli bilingue si può anche se non si vive all’estero e anche se entrambi i genitori parlano la stessa lingua. Questo il messaggio più forte che scaturisce dal libro “Crescere bilingue” che Paola Liverani, insegnante faentina e fondatrice e Team Leader del Fun and Fitness Language Practice Center©️ ha pubblicato per Armando Editore.
“Molti sono convinti che sia necessario essere dei geni o parlare due o tre lingue per fare in modo che i propri bambini, fin da piccoli, imparino un seconda idioma – spiega l’autrice -. L’importante, invece, è creare le condizioni giuste perché questo avvenga”. Liverani, nel libro, indica cinque strade per riuscirci, tra cui quella di affidarsi, fin quando i bambini sono in fasce, ad un childcare coach la cui prima lingua sia quella che si vuole fare imparare ai figli: “Quando sento le mamme, al parco, affermare che aspetteranno i quattro anni prima di dare ai bambini l’opportunità di apprendere un secondo idioma (l’inglese, per esempio) alzo le braccia. La velocità e la precocità sono tutto. La scelta del bilinguismo va fatta, da chi è interessato, in gravidanza. Perché nei primi sei mesi di vita già i neonati scelgono quali sono le loro lingue madri”.
Tra i benefici del parlare più di una lingua, oltre alla concreta utilità di potersi esprimere con un altro canale comunicativo, c’è la capacità del problem solving: “I bambini e poi gli adulti bilingue, davanti a un problema, sanno metterlo a fuoco e trovare velocemente nuove strategie, pratiche e creative. Il pensiero laterale si sviluppa enormemente, così come la mente diventa elastica e flessibile e la persona diventa un ‘doer’, uno che fa, attivo e pratico, anziché un ‘thinker’ cioè uno che prima ha bisogno di pensarci su”.
Importantissimo, per Liverani, anche il famoso “learning by doing”, un apprendimento che parte dall’esperienza della realtà pratica e non dalla teoria: “Per dirla alla Confucio, ‘se faccio, capisco’. Mia figlia Emma Rose, che ha quattro anni e che parla italiano, inglese e spagnolo, è diventata trilingue così. Nel suo caso, essendo io insegnante di inglese e vivendo tra la Romagna e gli Stati Uniti, non ho dovuto pensarci un secondo. Che dovesse parlare più idiomi era scritto nelle stelle”. 

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g