Quando nel 2005, a Damiano Tercon, allora 23enne, diagnosticano l’autismo, la reazione è emblematica: “E ora, come mi devo comportare?”. Da Rimini, dove ci risponde con la sorella Margherita, nove anni in meno di lui, ci racconta oggi di aver pensato che la dottoressa fosse pazza: “Io le chiedevo quale cura avrei dovuto seguire e da quanto fossi malato. Lei mi disse che non lo avrei eliminato, l’autismo. E che ce l’avevo dalla nascita. Credetti davvero che stesse dicendo cavolate”.
Damiano e Margherita, che l’anno scorso hanno incantato il pubblico di “Italia’s got talent” mixando ironia e canto lirico (la passione più grande di lui), ora sono anche in libreria, di nuovo insieme, con il libro “Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale” (Mondadori), nel quale ripercorrono infanzia e adolescenza fino ai giorni nostri e a una riconciliazione avvenuta gradualmente: “Io e Damiano, da piccoli, non ci siamo mai troppo considerati – racconta Margherita -. Io e mia sorella Iris facevamo confusione e sicuramente non lo aiutavamo. Ci sembrava il fratello maggiore strano ma da lì ad avere una diagnosi è passata davvero una vita. Lui, lo dico con il senno di poi, si sentiva senz’altro investito del ruolo di cura nei nostri confronti, che siamo più giovani, ma farlo non lo rendeva felice. Ecco perché eravamo distanti, a tratti indifferenti l’uno all’altra, per un periodo arrabbiati e insofferenti”.
Ma un giorno, mentre è a Dublino a studiare, Margherita riceve da Damiano una mail nella quale lui le chiede se lei lo aiuterà nonostante tutte le limitazioni alle sue possibilità che gli altri gli fanno sentire: “Quelle parole sono senz’altro state una molla. Mi sono resa conto che ero stata egoista, che non avevo mai approfondito l’autismo, che non mi ero mai fatta domande sulla felicità di mio fratello e su cosa gli interessasse essere, nella vita, oltre a un ragazzo con la sindrome di Asperger. Ho provato rabbia e tristezza e ho iniziato a pensare all’assurdità del fatto che nessuno prendesse in considerazione Damiano come persona”.
Oggi i due si considerano una terapia reciproca: “Siamo una cura a doppio senso – raccontano – e insieme ci ricordiamo, di continuo, che i sogni possono superare i limiti che ci mettono e che ci mettiamo”. Dopo l’apparizione in tv, Damiano oggi fa parte del trio artistico composto anche dalla sorella e dal compagno Philipp Carboni: “Intanto – racconta – continuo a studiare canto lirico con un maestro di musica. Sono stata anche considerato idoneo a entrare nei Conservatori di Cesena e Pesaro, anche se non sono mai entrato per mancanza di posti. Una bella soddisfazione comunque per uno come me che, al momento della diagnosi, pensava di non poter combinare nulla nella vita”.
Il messaggio positivo dei due fratelli è anche contagioso: “Tante persone – conclude Margherita – per ingenuità hanno uno sguardo pietistico sulle persone con disabilità. Ma dire “poverino” a uno come Damiano significa isolarlo ancora di più. Grazie ai social, per fortuna, stiamo provando a cambiare il paradigma per cui chi ha qualche difficoltà va etichettato e non considerato nel suo insieme. Io sono nata che Damiano c’era già, per me è normale che lui sia così. Che poi, sulla parola normale, ci sarebbe da discutere. Cosa lo è realmente, in fondo?”
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