Spesso ci si convince che se non si parla di certi argomenti, questi non esistano o che rimangano rintanati in un angolo; morte e suicidio sono tematiche che fanno male e paura anche solo a nominarle. “Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un pensiero che, come è arrivato, se ne va; sono molti gli adolescenti che ti rispondono tranquillamente se gli fai delle domande specifiche. Può capitare di avere un momento di sconforto, specie nel periodo della crescita e sapere di poterne parlare può essere di grande aiuto”.
A intraprendere una riflessione sul suicidio è Claudia Melandri, psicologa psicoterapeuta faentina, specializzata in elaborazione del lutto naturale e traumatico. “L’adolescenza è una fase della vita nella quale da un certo punto di vista ci si sente invincibili e in grado di sfidare qualsiasi rischio; dall’altro estremamente fragili e incompresi. Le considerazioni rispetto alla morte e ai suoi significati fanno parte di un percorso di crescita”.
Non solo i giovanissimi, ma anche le persone anziane sono tra le categorie più colpite. “Per fortuna in Italia è un fenomeno poco sviluppato, ma i casi sono in aumento soprattutto tra le persone in età avanzata a causa del senso di solitudine che si trovano a vivere o per la difficoltà di far fronte ad alcune malattie”.
Ci sono tanti tabù da sfatare riguardo al suicidio: “Non è vero che se se ne parla aumenta la possibilità che succeda; né tantomeno che chi dice di volerlo fare, poi non lo fa. Si tratta quasi sempre di un atto premeditato che viene costruito con il tempo. La valutazione del rischio di suicidio è legata al livello di pianificazione che può andare da un livello uno: c’è un’idea suicidaria senza nessun piano, a un livello quattro in cui la persona ha deciso modalità e tempistiche”. Non esiste una categoria diagnostica. “Non sempre la persona che decide di farla finita soffre di patologie, certamente la depressione o altri disturbi psichiatrici possono aumentare il rischio ma non sono predittivi”.
Ci sono altre condizioni che si devono tenere in considerazione. “L’idea può scaturire da una crisi esistenziale, anche legata a fattori ambientali, come problemi economici, perdita del lavoro e fine di una relazione, seguita poi da lunghi periodi di tristezza oppure da una calma improvvisa. Può capitare che quando una persona prende la decisione, poi appaia serena, perché pensa di aver trovato una soluzione per porre fine alle sue sofferenze. Un altro elemento di rischio è l’abuso di sostanze che possono far passare da uno stato di euforia a uno di down in breve tempo, scompensando l’equilibrio. L’intenzione può essere legata a traumi pregressi che la persona non è riuscita a elaborare e a integrare con la propria storia. Anche tentativi passati di togliersi la vita possono rappresentare un campanello d’allarme”.
Edwin Shneidman, pioniere della suicidologia, la scienza dedicata alla prevenzione e allo studio del suicidio, lo definisce come un modo di porre fine a un’insopportabile dolore mentale, da ciò ne consegue che lo scopo della prevenzione deve essere focalizzata ad alleviare quel dolore: “Ciò che si può fare è prevenire, creando luoghi di ascolto e condivisione. Bisogna tenere un canale comunicativo aperto; insegnare nuovi modi di guardare alla vita, altre prospettive con cui approcciarsi; incentrare il dialogo sui punti di forza della propria esistenza o almeno su quelli che non fanno soffrire troppo. Il sostegno sociale ha un valore protettivo molto forte”.
E poi ci sono i survivors, coloro che rimangono: “Credo che se ne debba parlare anche per aiutare i parenti, che soffrono due volte, per la perdita e perché si sentono colpevolizzati e si vergognano per non essere riusciti a impedirlo, ma sono segnali difficili da cogliere, solo con il senno di poi alcuni diventano chiari, come un commento sull’argomento o frasi del tipo: ‘tra poco non ti dovrai più preoccupare per me’, espressioni che inizialmente lasciano il tempo che trovano ma che poi assumono un impatto devastante”.
La prevenzione passa per mano di professionisti. “Esistono delle linee telefoniche attive 24 ore su 24 affidate a professionisti del campo. Talvolta bastano poche frasi per cambiare una vita”.
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