Coronavirus, l’esperta: “Ai bambini con disabilità serve l’educatore a casa”

“Chiedetelo ai genitori di figli con disturbi del neurosviluppo, che cos’è la quarantena, che cosa significa ridurre drasticamente la propria vita sociale. Chiedete a un educatore di cooperativa che è a casa in perfetta salute, non pagato, se non preferirebbe lavorare”. Fabiola Casarini, dottore di ricerca in Psicologia dell’educazione all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, analista del comportamento e formatrice, presiede l’associazione Errepiù che ha aderito alla campagna social di Angsa Bologna #dateciglieducatoriadomicilio per consentire ai bambini e ai ragazzi con disabilità che in queste settimane sono a casa per via delle ordinanze regionali in materia di Coronavirus di proseguire il lavoro che fanno a scuola: “Se siamo totalmente onesti, dobbiamo affermare che ci sono bambini che cambiano dal lunedì al venerdì, bambini che cambiano dalla prima alla quarta ora di lezione: dinamiche che diventano evidenti a Natale o d’estate quando le famiglie, senza la scuola, si trovano ad affrontare mille problemi e a prendere mille decisioni difficili. La quasi totalità degli alunni con disabilità, nella scuola italiana, ha un disturbo dello spettro autistico. Su questo fronte, in assenza di cure specifiche o dell’individuazione delle cause, l’unica opzione valida per fare progredire questi bambini è la terapia educativo-comportamentale basata sui principi Aba, cosa che ci consente di dire che l’approccio pedagogico e quello socio-sanitario non possono essere distinti”.

Se è vero, dunque, che la scuola ha un ruolo anche di tipo sanitario, in questi giorni i bambini con disabilità intellettiva dovrebbero avere la possibilità di avere l’educatore a casa: “Basta la volontà. Le cooperative dalle quali vengono gli educatori, che in Italia hanno spesso più specializzazioni degli insegnanti di sostegno di cui completano le ore, hanno strumenti e dimensioni tali da poter intervenire, territorio per territorio, per offrire flessibilità e mandare il loro personale a domicilio. Serve uno sforzo burocratico e organizzativo a partire dal mero buon senso. Il tema è che gli alunni con disturbi del neurosviluppo stanno pagando gli effetti collaterali dell’uguaglianza: se i loro compagni sono a casa tranquilli, loro invece pagano lo scotto della mancata continuità delle attività educative. L’altro tema è che non ci sono protocolli per intervenire in situazioni di emergenza, come questa del Coronavirus, o comunque per andare incontro ai bisogni specifici di ognuno”.
Casarini punta l’attenzione sul danno che stanno subendo, oltre ai bambini, le famiglie: “La qualità di vita dei caregiver dei bimbi con autismo, per fare un esempio molto frequente, è talmente bassa che anche solo sgravarsi per qualche ora è una possibilità di grande importanza. In questo momento non è realistico che la scuola, a livello nazionale, possa intervenire in tempi rapidi per correggere il tiro. Sono le cooperative a poterlo fare. Ricordiamo che gli educatori sono spesso le figure più rilevanti nella vita dei bambini e delle loro famiglie“.

 

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