Se Luca Piscaglia ha un rammarico, è quello di avere lavorato sempre troppo, nella vita, togliendo tempo ai suoi due figli. Quando l’ha capito, ha deciso che mai avrebbe voluto che qualcun altro fosse costretto a dedicarsi alla carriera a discapito degli affetti. Titolare dello Studio Piscaglia di San Mauro Pascoli, è anche l’ideatore del “Distretto della felicità”, un progetto sociale che mette insieme imprese, amministrazioni pubbliche ed enti privati, a favore della conciliazione lavoro-famiglia. Sono 15, al momento, sul territorio, le aziende coinvolte, per un totale di oltre mille dipendenti che lavorando secondo una formula nuova, più flessibile e aperta.
“Ho 59 anni – racconta Piscaglia – e lavoro da quasi quaranta, da quando mio padre a causa di un problema di salute mi lasciò da un giorno all’altro il suo studio di consulenza del lavoro e io mi ritrovai a dover gestire sette persone. Oggi siamo una trentina, di cui 25 donne, la maggior parte delle quali con figli da zero a vent’anni. Le quote rosa da noi seguono una regola: la piena autodeterminazione rispetto all’orario di lavoro. Vuoi lavorare quattro ore, sei? Da casa, in ufficio? È a discrezione, a patto che ognuna si organizzi all’interno delle responsabilità, dei carichi di lavoro e dell’impegno con i clienti. Di recente sono stato a sciare un week end e ho scoperto che il sabato erano tutti in ufficio, mancavo solo io. La domenica erano in sette. Questa flessibilità paga in termini di attaccamento al lavoro, senso di appartenenza e spirito di squadra”.
Gli esempi sono all’ordine del giorno: “Qualche settimana fa una mia dipendente non sapeva a chi lasciare la bimba, le ho detto di non farsi problemi e di portarla in ufficio con i suoi giochi. Un’altra aveva la figlia con la febbre, le ho suggerito di portarsi il computer a casa e lavorare da lì: è stata proprio lei, qualche anno fa, a entrare nel mio ufficio in lacrime per annunciarmi che era incinta. Non ci ho più visto: le ho chiesto di uscire e di rientrare con il sorriso, perché non c’era davvero notizia più bella. Era preoccupata di mettere in difficoltà l’ufficio: quando è tornata dalla maternità obbligatoria, mi ha fatto sapere che al nido comunale la bimba non era stata presa. Ho insistito che provasse con un servizio privato ma lei mi ha risposto che non se lo sarebbe potuta permettere. Allora le ho detto che glielo avrei pagato io, mai mi sarei potuto concedere di perderla, perché è la migliore dipendente che ho. Quei soldi sono stati i meglio investiti, perché lei è rimasta con noi”. Quindici anni prima avevo perso una dipendente importante perché non le avevamo concesso il part-time dopo il parto, episodio molto significativo nella mia vita lavorativa”.
Sono sette anni che Piscaglia lavora al progetto del “Distretto”, raccontandone l’esempio in tutta Italia: “Ora le aziende che aderiscono hanno un orario di lavoro 8-16,30, con un accorciamento della pausa pranzo. Questo modello ha cambiato la vita del paese. I prossimo obiettivi sono realizzare una mensa interaziendale e lavorare con le scuole affinché i bambini, quando escono alle cinque, abbiamo già fatto sport e musica. Il resto del tempo, a quel punto, è per la famiglia, le relazioni, la socialità”. L’illuminazione del nome è arrivata quando Piscaglia ha ritirato un pacco con un libro che il figlio, studente in Economia, avrebbe dovuto studiare per un esame: “Quel libro era ‘Manifesto per la felicità” di Stefano Bartolini, che ho letto in due notti e che mi ha fatto capire che il primo mattoncino verso la felicità sono i rapporti intrinseci con le persone. Ecco perché ho pensato di liberare tempo ai lavoratori”.
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