La Regione: “Un quoziente per studiare al meglio i servizi per le famiglie”

Un “fattore famiglia emiliano-romagnolo”. Questo lo strumento al vaglio della Regione Emilia-Romagna, come annuncia la vicepresidente Elisabetta Gualmini. Ma di cosa si tratta, per l’esattezza? “Di un quoziente che consideri la composizione della famiglia e dei figli nell’erogazione dei servizi. Avvalendoci delle positive esperienze già avviate e consolidate in tanti Comuni, vorremmo riparametrare gli interventi pubblici a partire dal nucleo familiare e dal numero dei suoi componenti attraverso uno strumento modulabile e flessibile, adatto ai Comuni che decideranno di utilizzarlo”.

Gualmini ha intenzione di chiedere ai tanti e qualificati attori della vita sociale e amministrativa regionale una mano a costruire questo strumento: “Andrà sperimentato insieme ai sindaci e agli amministratori disponibili, valutandone sia l’impatto diretto sulle famiglie sia la sostenibilità sui bilanci degli enti locali. Ma l’obiettivo è chiaro: passare da un welfare familistico, che ha scaricato sulla famiglia enormi responsabilità di cura, a uno familiare, dove adulti e bambini recuperano una necessaria centralità”.

 

La famiglia al centro, dunque, con l’obiettivo “di combattere la grave crisi della natalità di questi anni e di superare la disarticolazione delle politiche familiari, che ha contraddistinto storicamente il welfare italiano del Novecento. In questi quattro anni di mandato abbiamo investito fortemente sulla famiglia: dalla legge regionale 19/2016 sui servizi educativi, passando per la misura sui centri estivi che riproporremo quest’anno, fino alla recente approvazione del Piano adolescenza e ai risultati raggiunti con il Reddito di solidarietà. Ora però vogliamo fare un salto di qualità. Perché leggere i bisogni, a partire dalla famiglia, significa dare risposte non solo di tipo compensativo e riparatorio nei momenti di difficoltà, in questo paragonabili alle politiche in genere riservate ai singoli, siano essi di minore età, anziani o disabili. Crediamo sia necessario rivolgersi alle famiglie con politiche affidabili e trasversali negli interventi: che dai servizi socio-sanitari alla casa, dallo sport ai trasporti e al tempo libero rimettano in moto il benessere della famiglia, attivando le risorse dei singoli proprio in qualità di componenti e membri di un nucleo familiare. Le politiche pubbliche a favore delle famiglie non possono quindi essere solo di natura assistenziali o sociale, ma devono essere specificatamente rivolte a nuclei familiari in quanto tali e secondo le loro necessità”.
In regione le famiglie sono due milioni, comprese le 170mila monogenitoriali o le quasi 350mila composte da almeno quattro persone.

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