I libri che ci segnano, quelli che non dimenticheremo, quelli che non abbiamo trovato in casa ma scoperto dopo. E poi i personaggi ai quali volevamo assomigliare, le letture ad alta voce, i racconti dei nonni sulla guerra. Ci sarà tutto questo, domani 8 novembre alle 10 alla sezione Holden della Biblioteca Classense di Ravenna, durante l’incontro che lo scrittore Fabio Stassi (che stasera presenta “Ogni coincidenza ha un’anima”, edito da Sellerio, alle 18 alla Classense e alle 21 al Salone Estense della Rocca di Lugo) terrà con i ragazzi delle scuole. “Crescere con i libri. Rimedi letterari per mantenere i bambini sani, saggi e felici” non è solo il titolo dell’incontro di domani, aperto anche al pubblico, ma anche quello del libro di Susan Elderkin e Ella Berthoud che Stassi ha curato per Sellerio.
Stassi, lei è stato un bambino sano, saggio e felice?
“La risposta sta tra il sì e il no. In casa mia non c’erano molti libri. Ma quei pochi che ho letto e riletto sono stati determinanti per l’imprinting che mi hanno lasciato. Mi resterà sempre addosso ‘L’uomo che ride’ di Victor Hugo e in particolare il personaggio di Ursus, così acrobata e picaresco: anche a me sarebbe piaciuto molto finire in un circo. E centrale nella mia formazione è stato anche Emilio Salgari, con il quale sono cresciuto e che gli italiani hanno rimosso, quando invece in Sudamerica è venerato”.
Oggi si promuove la lettura ad alta voce fin dalla più tenera età. Quanto conta, nel dirottare i bambini verso i libri, la curiosità personale e, dall’altra parte, l’esempio dato dai genitori?
“Io credo che la lettura ad alta voce conti moltissimo. Io, per esempio, sono diventato grande in un mondo di narratori orali composto dai miei nonni e dalle mie nonne che raccontavano storie di guerra, sopravvivenza, emigrazione. Le statistiche, in generale, dicono che crescere in case dove ci sono molti libri aumenta le proprietà lessicali, cosa che si ripercuote positivamente anche sull’uso dei social, dove chi ha un vocabolario più ampio pare offendere meno gli altri. Insomma, io credo nella lettura come atto di libertà. Ma dare una direzione non guasta”.
Quando incontra gli adolescenti, come farà a Ravenna, come valuta il loro rapporto con la lettura?
“Parto dal fatto che quando vedo un giovane leggere, mi scoppia il cuore. Senza generalizzare, noto però che la scuola fatica a trasmettere la passione per la lettura, sebbene di libri gli insegnanti parlino e si occupino. Ma io ho sempre avuto una grande fiducia nei giovani e negli adolescenti, non li etichetto come pigri e non ho mai pensato che fossimo migliori noi alla loro età. Quel che vedo, piuttosto, è che dietro un’apparente forza, si nasconde una grande fragilità e che forse noi vivevamo in un mondo più statico ma più solido, che ci dava una certa robustezza. Detto questo, penso che qualcosa cambierà e non necessariamente in peggio, credo per esempio che il libro rimarrà un supporto insostituibile e che si tornerà a leggere della gran poesia, che nella sua velocità di lettura e immediatezza è molto vicina al modo di vivere delle nuove generazioni”.
Curando ‘Crescere con i libri’ si è portato a casa qualche input?
“Prima di tutto l’ho trovato molto bello e utile per i genitori, quasi meglio di ‘Curarsi con i libri’ che ha avuto forse più successo perché ha fatto leva sul concetto di malattia, dal quale siamo morbosamente attratti, ben più attratti che dall’ambito dell’educazione. Tra le meraviglie riscoperte, spicca senz’altro ‘Piccolo blu e piccolo giallo’ di Leo Lionni, che ho inserito come cura contro il razzismo”.
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