Un incidente a 15 anni, Matteo: “Mi ha salvato la batteria”

Matteo Dondi

“Tornavo a casa la sera, sfiancato dalle ore di riabilitazione, e invece di andare a letto, come i medici mi consigliavano, io mi mettevo a suonare”. Matteo Dondi, 33 anni, bolognese, arriverà sabato 6 ottobre alle 17 all’Officina della Musica di Ravenna (via Duino, 9) dalla provincia di Modena, dove vive, per portare la sua personale testimonianza di come la batteria gli abbia salvato la vita dopo un incredibile incidente domestico avuto a 15 anni. L’evento si intitola “Drums saved my life”.

Era la sera del 30 dicembre del 2000 quando, mentre giocava con una palla in casa insieme a un amico, Matteo è scivolato, andando a sfondare una porta a vetri: “Per istinto ho tirato la gamba indietro, recidendomi tendini e legamenti, oltre all’arteria femorale. Ho rischiato la vita per dissanguamento, oltre che l’amputazione della gamba”.

Dopo un lungo intervento di ricostruzione, Matteo si ritrova però con la gamba paralizzata: “I dottori me l’avevano salvata ma non si sbilanciavano sul mio futuro. Era probabile che sarei rimasto per sempre così. Dopo nove mesi di terapie e palestra, dopo essere stato costretto a lasciare la scuola per curarmi, nessun risultato. Ma, per carattere, sono uno che non molla, se non dopo averle provate tutte. Avevo iniziato a suonare la batteria per caso, da autodidatta, qualche mese prima dell’incidente. E la batteria è stata la mia fortuna: la stimolazione fisica che mi ha dato per molto tempo il pedale mi ha consentito di riprendere a camminare. A un certo punto i medici mi hanno confermato che mi sono salvato perché non avevo fatto come mi avevano detto loro. E ho visto fisioterapisti venirsi a comprare i pedali da batteria nel negozio di strumenti in cui ho lavorato per un po’”.

Oggi Matteo ha recuperato gran parte della sensibilità del piede destro e cammina senza trascinarselo dietro: “Ho i miei problemi, senza dubbio. Ho subito una decina di interventi, sempre nello stesso punto, dove sono pieno di cicatrici. Con i cambiamenti del clima ho male. Quando la mattina, dopo essermi alzato, riesco a fare i sei passi che servono per andare in bagno, so che quella sarà una giornata buona. Altre volte va molto peggio. Ma ho imparato a conoscere i miei limiti e ad accettare che è la mia gamba, ogni volta, a decidere per me”.

Da un anno e mezzo Matteo è anche il papà di Mia: “La mattina, quando mia moglie è al lavoro, la gestisco io, con un po’ di aiuto da parte di mia mamma. So che se lei vuole giocare a palla, io non posso correre. Ma ci faccio i conti. Per il resto, mi dedico alla musica, suonando in diversi gruppi, affittando il mio service audio e lavorando come tecnico del suono”. Una storia di rinascita che Matteo ha portato in giro, tra scuole medie e e gruppi parrocchiali: “Quella di Ravenna è la prima iniziativa pubblica, realmente aperta a tutti. Chiunque sia interessato a contattarmi per ascoltare la mia testimonianza in altre zone d’Italia, lo faccia”.

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