“Quando Gabriele è nato, nonostante io sia un medico, sulla sindrome di Down sapevo tre cose: come si chiamava, da cosa derivava e che avrebbe potuto comportare dei problemi nella vita di mio figlio”. Annalisa, mamma di un bambino con la trisomia 21, ha raccontato come nell’ambulatorio dedicato al Sant’Orsola di Bologna (di cui avevamo parlato qui), i genitori vengano invitati a guardare i propri figli prima come persone, ben prima della disabilità.
Un insegnamento che per Annalisa ha significato molto: “Ho capito che Gabriele ha la sindrome di Down, non è la sindrome di Down. Guardo mio figlio ed è mio figlio. La sindrome è un accessorio, un po’ scomodo a volte ma solo un accessorio”.
Annalisa ha definito l’ambulatorio del Sant’Orsola “un ambulatorio di persone per le persone”. E l’auspicio è che venga ampliato: “Perché è l’accoglienza che salva”.
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