Papà, sempre più presenti. Ma vanno incoraggiati

Molti uomini hanno preso consapevolezza del parto (spesso difficoltoso e doloroso), soltanto partecipandovi attivamente e sembra che da quando lo fanno, decidano, assieme a mogli e compagne di concepire in maniera altrettanto consapevole. Se si pensa che negli anni 30 -40-50 molte famiglie avevano anche 8, 10 figli, ora che la media è di 1,2 per famiglia, evidentemente qualcosa è cambiato.

Oltre agli aspetti economici ed organizzativi, anche il concetto di cura si è modificato. Sempre più spesso vediamo i papà al parco giochi con i figli molto piccoli con i quali giocano, oppure in biblioteca che scelgono i libretti per poi leggerli con loro, ma ancor prima di diventare padri, molti li troviamo ai corsi sul sostegno alla genitorialità, perché “genitori non si nasce, si diventa” e da qualche tempo si parla di triade bambino-madre-padre che sostituisce, o meglio integra la figura paterna, che fino a qualche decennio fa non veniva considerata. A prendersi cura della neo mamma vi era soprattutto un mondo tutto femminile, fatto di nonne e suocere che avevano sempre molti consigli da dispensare.

Ora i papà vogliono esserci, a partire dalla partecipazione in sala parto, perché hanno capito che le mogli o compagne hanno bisogno di loro, del loro affetto e del loro incoraggiamento. I papà in molte occasioni si trovano a dover “tagliare il cordone ombelicale” (come dicono gli psicologi): devono, cioè, entrare in quel rapporto simbiotico, non sempre sano, per riequilibrare la relazione madre figlio, laddove la prima tenderebbe spesso ad iper proteggere il figlio a discapito della sua crescita psicofisica.

Oggi i padri sono più informati e attenti alle questioni educative e sono molti ad esprimere il desiderio di partecipare agli incontri formativi, che qualche tempo fa erano destinati quasi esclusivamente alle madri.

Ricordo un corso sulle fiabe per soli papà che avevo proposto qualche anno fa. Dopo qualche nozione teorica che prevedeva anche la modalità di produzione fantastica di un racconto, avevo chiesto loro di inventare una fiaba che avrebbero raccontato al loro figlio. Mi aveva sorpresa l’entusiasmo con cui si erano dilettati in questa cosa, ma soprattutto la capacità di trovare ambienti, personaggi e trame adatte non solo ai bambini in generale, ma ai loro figli, sulla base delle loro preferenze (personaggi e luoghi).

Eravamo infatti partiti da: “quanto conosci tuo figlio?”, per adattare una fiaba che potesse entusiasmarlo. Avevo invitato anche alcuni di loro (quelli che avevano i figli di 4 anni) a riprodurre su carta i personaggi, assieme ai loro bambini, per dare più valore alla fiaba. Al terzo incontro ci siamo raccontati le esperienze fatte con i bambini ed è emerso che si sono divertiti tantissimo. Quello che spesso i papà mi hanno riferito è che si sentono a disagio a giocare con i propri figli, sentono di non saper giocare bene con loro (dicendo che la mamma è più brava). Io non ho approfondito e non saprei dire se è una loro autoconvinzione o scusa per non interagire con i figli, ma i papà vanno incoraggiati, in altre parole, va detto loro, con fiducia che è importante dedicare del tempo di qualità ai loro bambini, perché sicuramente i bambini più che i giocattoli, ricordano il tempo che si è loro dedicato.

Sicuramente è compito delle madri incoraggiare i papà e quando ripongono in loro la fiducia necessaria, i padri danno il meglio di sé e sono felici di stare con i figli.

Ricordiamoci che l’immagine che il bambino ha della madre passa attraverso il padre e viceversa. La fiducia che gli adulti, moglie, marito e compagna e compagno hanno tra loro stessi, sarà la stessa fiducia percepita dal bambino, il quale si affiderà al mondo adulto per crescere in armonia. Riporto alcune frasi significative dei papà emerse nei vari corsi:

  • io riporto a casa mio figlio che è tutto sporco, ma felice;
  • mi sciolgo quando mio figlio mi dice che con me si diverte tantissimo,
  • quando sono autorevole mi sento un super papà.

 

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