Conselice, sette anni dopo i maltrattamenti al nido: “Non si guarisce”

“Sono passati sette anni. I segni ci sono ancora. Non penso si possa guarire da quel che ci è successo”. I.C. è la mamma di una ragazzina che sta per compiere dieci anni e che nel 2010 frequentava il nido Mazzanti di Conselice, passato tristemente alle cronache per un grave caso di maltrattamenti sui bambini. Di recente la Cassazione ha confermato che l’educatrice Monica Medri e l’ausiliaria Aba Nigro sono colpevoli, respingendone i ricorsi e ribadendo le condanne rispettivamente a tre anni e a un anno e sei mesi.

La vicenda aveva visto anche il patteggiamento a un anno e otto mesi di Michela Brunetti, un’altra maestra.

I.C. (che avevamo intervistato con un nome di fantasia per tutelarne la famiglia), è stata l’unica mamma (su cinquanta famiglie) a portare avanti – fino al terzo grado di giudizio – la battaglia legale anche contro Alba Alberti, la maestra in pensione che era referente per il Comune e che se in Appello se l’era cavata con una multa da 300 euro per omessa denuncia, in Cassazione è stata considerata responsabile di concorso omissivo. Gli atti sono stati rinviati al giudice civile ma la decisione è storica perché sancisce il principio secondo il quale chi tace una situazione conosciuta è colpevole. La responsabilità è infatti data dal nesso causale tra l’omessa denuncia e i danni provocati ai bambini.

“Dopo che venne a galla quello che mia figlia e i suoi compagni stavano subendo – racconta oggi I.C. – mi promisi che non avrei mai mollato. Non l’avrei fatto per me, per la mia bambina, per i suoi amici e per tutte le altre vittime di abusi e maltrattamenti negli asili. Ringrazio l’associazione La Via dei Colori che mi ha sempre supportata insieme all’avvocato Giulio Canobbio, unici a difendere la mia bambina. Devo molto anche a mio marito che è stato sempre una spalla”.

In questi anni, rispetto all’iter legale, I. non ha mai avuto momenti di scoraggiamento: “Ero troppo arrabbiata per lasciarmi andare. E lo sono ancora oggi. Mia figlia è cresciuta ma ha ben impressi nella mente certi ricordi. Che emergono all’improvviso, magari quando passiamo davanti al nido o quando sentiamo certe notizie alla televisione. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche per farla vivere al meglio, per farla aiutare dagli psicologi, per farle capire la differenza tra il bene e il male. Quando certe azioni e certe parole sono pane quotidiano e sei piccolo, rischi di scambiarle per la normalità“.

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