Prende una piega inaspettata la vicenda del bambino di 11 anni fuggito da casa a Mirandola e ritrovato dopo un paio di giorni a Porto Garibaldi. Il piccolo Mohammed ha detto che non vuole più tornare a casa perché gli zii, con cui vive dalla morte del padre, lo picchiano e lo maltrattano.
A questo proposito, il Resto del Carlino ha sentito direttamente l’opinione della famiglia di pakistani finita sotto accusa.
La zia ha smentito tutto: “Non è vero”, ha sentenziato. E allora perché Mohammed non vuole vuole più tornare? “Non so cosa dire”, ha ribattuto laconicamente la donna. E le botte? “Con lui sono severa, ma lo sono anche con i miei due figli di 4 e 7 anni”, ha concluso ammettendo di allungare le mani ogni tanto.
Il marito, anch’egli di nome Mohammed, ha aggiunto: “Se ogni tanto gli do qualche sculacciata è per il suo bene. Non voglio che da grande faccia l’operaio come me, ma che studi e diventi una brava persona con un lavoro importante”. L’edizione locale del quotidiano bolognese ha provato a raccogliere qualche informazione in più ed è emerso che il piccolo, attualmente affidato ai servizi sociali di Comacchio, veniva sistematicamente punito con metodi violenti. Di più: qualche vicino addirittura assicura che Mohammed veniva “schiavizzato” con lavori domestici pesanti. Qualcuno ha assistito personalmente a scene di percosse con urla, sangue, lividi e pianti. Adesso spetterà alla magistratura verificare.
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