Ha subito violenze dal marito per dieci anni. Lui beveva e la picchiava: la vita era diventata un inferno. Fino a quando una notte, il 16 agosto 2014, l’uomo rientra a casa ubriaco fradicio nel cuore della notte e la mena di nuovo. Poi le dà in mano una carabina e le dice: “Guardiamo se sei capace di farlo“. Una bravata, un sfida stupida, un gesto condizionato dall’alcol, chissà. La donna, Edith Scaravetti, 31 anni e 3 figli, preme il grilletto. O forse no: i periti non hanno potuto stabilirlo con certezza. Sta di fatto che il colpo parte e l’uomo, Laurente Baca, muore. Lei lo seppellisce nel giardino della loro casa di Tolosa ma dopo un po’ il cadavere in decomposizione comincia ad emanare cattivi odori. Così lo trascina in soffitta e lo mura nel cemento. Per scoprire il corpo la polizia ci mette tre mesi, durante i quali Edith fa finta di niente e continua a condurre la sua vita.
Adesso la donna, come spiegano i media francesi, è stata condannata a tre anni di carcere contro i 20 che chiedeva l’accusa. Nella valutazione della giuria popolare della corte d’Assise dell’Haute Garonne, in gran parte composta da donne (un uomo e cinque donne: una cassiera, una ricercatrice, un’infermiera, un’addetta alle vendite, una disoccupata), hanno avuto un grande peso le “violenze fisiche, psichiche e sessuali” subite dal marito e denunciate dagli avvocati della donna. Inoltre la giuria ha creduto alla versione della donna la quale ha sempre sostenuto di non sapere che l’arma fosse carica. In aula Edith ha detto: “Quello che ho fatto è orribile. Laurent non era un mostro, era un uomo che soffriva moltissimo. Parliamo in tv delle donne picchiate, del loro silenzio, ma un uomo violento che picchia sua moglie non lo fa per piacere”. La sentenza ha fatto discutere molto in Francia: da molti è stata giudicata troppo clemente.
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