“Non abbiamo chiesto i danni, abbiamo solo chiesto che ci fossero rimborsate tutte le spese che abbiamo sostenuto nell’ultimo anno per le terapie, i viaggi, gli ausili ortopedici”. Deborah Tritto, ravennate, è rimasta molto delusa dalla risposta ricevuta pochi giorni fa dalla compagnia assicurativa del centro commerciale romagnolo dove il 5 febbraio dell’anno scorso il suo bimbo più piccolo, che non aveva ancora tre anni, ha perso un pezzo del pollice della mano destra.
“Il carrello della spesa sul quale era mio figlio – racconta Deborah – era probabilmente difettoso e si è ribaltato. Il mio bambino, nella caduta, si è tranciato il pollice. Da lì, è iniziato il nostro calvario. Al Bufalini di Cesena hanno provato a riataccare il dito ma quando siamo arrivati al Policlinico di Modena, dove sono esperti in chirurgia della mano, è stato rioperato perché avrebbe altrimenti rischiato di perdere il pollice intero”.
Il piccolo, in totale, ha subito quattro interventi. Il che ha significato, per la famiglia, non solo molta sofferenza ma anche spostamenti, ricoveri, alberghi da pagare: “Non abbiamo quantificato la cifra spesa ma non credo sia inferiore ai 2mila euro. Per una famiglia come la nostra sono tanti”.
Oggi il bimbo sta bene, ha perso la parte del dito dove aveva l’unghia ma probabilmente dovrà essere rioperato: “Ricordo ancora quando, durante una medicazione, mi disse ‘mamma non voglio morire’. Abbiamo davvero passato un calvario. Lui è stato bravissimo ma è rimasto così segnato che con i medici non collabora più. Sentirsi dire, a distanza di un anno, che l’incidente non risulta provato e che non abbiamo diritto ad alcun risarcimento ci sconvolge”.
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