Jessica: “Ho lottato contro il tumore all’utero mentre aspettavo mio figlio”

Jessica Ricci e Tommaso

“Tornassi indietro, rifarei la stessa scelta. Perché quando ho preso in braccio mio figlio la prima volta, tutti i mesi di sofferenza che avevo attraversato sono stati cancellati in un colpo solo”. Jessica Ricci, 29 anni, di Molinella, era rimasta perplessa anni fa, quando un’amica guarita dopo un tumore le aveva detto che ringraziava di avere avuto un cancro per essere riuscita a capire molto della vita. Eppure, dopo essere passata dalla stessa esperienza, ha fatto suo quel pensiero.

La storia di Jessica, che dopo aver postato su Facebook il riassunto della malattia è rimbalzata sul web, ha commosso molti. E ha scatenato un bombardamento di messaggi di ringraziamento e condivisione di testimonianze da parte di donne più o meno giovani che hanno fatto o stanno facendo la chemio o che comunque si trovano a lottare contro tumori come quello diagnosticato a lei nel dicembre del 2016: “Il pomeriggio in cui sono tornata a casa dal viaggio di nozze ho scoperto di essere incinta. Ma di lì a tre giorni sono finita in ospedale per delle perdite di sangue. Convinta che si trattasse di un aborto spontaneo, sono arrivata al pronto soccorso non troppo agitata. Dall’ecografia il battito si vedeva ma allo stesso tempo era emerso qualcosa di anomalo che sul momento il medico non ha capito. Il giorno dopo sono andata dalla ginecologa, poi sono stata mandata a Cona. Ma solo al Sant’Orsola hanno capito che era un tumore al collo dell’utero”.

Davanti alla terribile notizia, Jessica non ci pensa due volte: “Salvarmi la pelle rinunciando a mio figlio non è mai stato il mio desiderio. Avrei potuto scegliere di abortire e operarmi subito, risparmiandomi la chemio. Ma ho preferito portare avanti la gravidanza, con tutti i rischi del caso, affrontando le terapie a partire dal terzo mese fino al parto”. Sulla compatibilità dei farmaci con il feto, i medici hanno rassicurato Jessica fin da subito: “Gli effetti collaterali, in ogni caso, sono stati molti. Il cortisone mi gonfiava, avevo giramenti di testa e svenimenti, la pressione era bassa e soffro ancora oggi di conseguenze ai reni”. Una tabella di marcia impressionante, la sua: “Il lunedì andavo al Sant’Orsola per gli esami, se andavano bene il martedì mi sottoponevo alla chemio, il mercoledì mi facevano una trasfusione e il giovedì avevo l’ecografia”. Con il sostegno del neo-marito e della sua famiglia, Jessica è arriva al cesareo il 3 agosto scorso: “Quando sono stata dimessa, mi hanno consigliato di ripresentarmi due giorni dopo per la chemio. Ma mi sono rifiutata: ero fresca di parto, avevo i punti e non me la sono sentita di accettare”.

Un mese dopo, quando l’utero è tornato alle dimensioni normali, Jessica è entrata in sala operatoria per l’intervento, che secondo i programmi doveva essere un’isterectomia, cioè l’asportazione totale dell’utero: “Per fortuna il tumore si era sviluppato esternamente e i medici hanno fatto il miracolo, togliendomi solo una parte dell’utero. In futuro, forse con qualche difficoltà, potrò insomma tentare un’altra gravidanza”. 

Oggi Jessica sta bene, è tornata al lavoro e fa una vita normale: “Ci sono momenti in cui l’umore è basso: purtroppo si diventa ipocondriaci, ci si allarma a ogni minimo dolore. Ma il tumore mi ha insegnato molto. E ringrazio di aver avuto il coraggio di non fare a meno di Tommaso”. 

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